La protesta
Brindisi, biologi contro la riforma: «Accentua il precariato della categoria»
Il presidente nazionale dell'Abifb, Marco Giaimis, si prepara a una nuova battaglia: «Troppe ambiguità ostacolano la carriera»
BRINDISI - Torna ad impegnarsi in una nuova battaglia contro il precariato che affligge la categoria, il biologo brindisino, Marco Giaimis. «In questi mesi incessanti di attività di natura sindacale che mi hanno visto coinvolto con l’Abifb (Associazione dei biologi italiani e dei futuri biologi) in qualità di presidente nazionale, ho avuto modo di approfondire gli aspetti legislativi che gravitano attorno alla mia categoria, riscontrando svariate ambiguità che ne ostacolano e minano seriamente la possibile carriera dei colleghi» dice Giamis. E aggiunge: «Sono stato il primo biologo italiano a denunciare all’ex-Ordine Nazionale dei Biologi, a diversi membri della politica italiana ed a tutti i presidenti delle commissioni universitarie degli esami di Stato dei Biologi, la reale problematica circa la mancanza d’identità all’interno del percorso accademico del biologo, nonostante la presenza dei: D.M. 509/99, D.P.R. 328/01 e D.M. 270/04 che lo delineano e caratterizzano; infatti, nelle facoltà magistrali continuano ad accedere laureati (triennali e magistrali a ciclo unico) in discipline che nulla hanno a che vedere con i decreti summenzionati. Auspico un immediato intervento da parte delle autorità istituzionali per arginare tale argomentazione come da solleciti del sottoscritto».
Il biologo brindisino rileva che si sta continuando a danneggiare la professione con scelte discutibili e mortificanti circa l’inquadramento lavorativo, che generano una notevole quantità di disoccupati e precari che non dovrebbe esistere per una scienza multidisciplinare come la Biologia.
«La riforma - spiega Giaimis - che ha portato il corso di laurea di biologia a ciclo unico ad essere suddiviso in tre corsi di laurea triennale (codici identificativi : L-13, L-2, L-32 ordinamento vigente) e sei corsi di laurea magistrale (codici identificativi: LM-6, LM-7, LM-8, LM-9, LM-61, LM-75 ordinamento vigente) che consentono al laureato, mediante superamento dell’esame di stato di accedere rispettivamente all’albo dei biologi junior e dei biologi senior, al posto di agevolare l’inserimento lavorativo giovanile, ne esaspera l’esclusione».
Giaimis rileva che «già il Biologo Junior dovrebbe aver accesso al mondo del lavoro grazie al D.P.R. 328/01, art. 31. Le attività previste vengono ricoperte raramente nel settore privato, mentre non sono contemplabili nel settore pubblico, ove il Biologo accede solo se, dopo il conseguimento della laurea triennale, della laurea magistrale, l’iscrizione all’Ordine (ad oggi regionale) ed il titolo di specialista che si ottiene frequentando scuole di specializzazione “non mediche” e per giunta non retribuite rispetto ai colleghi medici, viene assunto come dirigente; ricordo che i posti dirigenziali a disposizione per i biologi non riescono a compensare minimamente il numero di coloro che concludono il percorso in specializzazione».
Non solo. «A ciò si aggiunge - conclude Giaimis - la discriminazione lavorativa sia nel settore pubblico sanitario, sia in quello ambientale della figura del Biologo Senior, cioè chi, dopo il diploma di laurea triennale, ottiene quello di laurea magistrale, si iscrive alla sez. A previo superamento dell’esame di stato ed ai sensi della Legge istitutiva 396/67 art. 3 non ricopre le diverse mansioni che essa riporta».
Il biologo, tramite la Legge n. 3 del 2018 è stato riconosciuto come professionista sanitario, quindi quanto descritto costituisce il più grande paradosso italiano.
Da qui le domande del presidente nazionale dell’Abifb: «Siamo biologi e professionisti sanitari a tutti gli effetti per lavorare nel pubblico e nel privato solo quando abbiamo frequentato le scuole di specializzazione “non mediche”? Chi non accede alle esigue scuole di specializzazione, a quale tipologia di Biologo appartiene?». E conclude: «Urge riconsiderare e rivalorizzare il titolo del biologo, diversamente da quanto fatto finora, altrimenti non converrà più tenere in considerazione l’iscrizione alle nostre facoltà tanto belle, quanto complesse, con immediato sacrificio delle cattedre universitarie. Continuerò a lottare come Presidente Nazionale - ABIFB affinché i colleghi che studiano la Biologia dal primo giorno di università possano tornare a lavorare in ambito pubblico e privato (come un tempo era) non solo come Dirigenti Biologi, ma anche come Biologi, titolo che si raggiunge dopo l’iscrizione all’ordine regionale». Da qui l’idea di una nuova manifestazione a Roma, dopo quella del 12 ottobre 2020.