Sanità
Brindisi, Pronto soccorso in ginocchio: la Asl approva due delibere dopo il «pressing» dei medici
Rischio clinico, responsabilità e procedure: ieri due atti per regolamentarli ma per il presidente dell’Ordine Oliva: «Il problema rimane»
BRINDISI - La Asl di Brindisi ha approvato ieri due delibere con cui si adegua - come chiesto dall’assessore alla Salute Rocco Palese in una nota del 28 dicembre scorso - a definire «procedure specifiche, validate dal Referente rischio clinico, che ben definiscano ruoli e responsabilità» dei medici chiamati a coprire i turni nei pronto soccorso in caso di grave carenza di personale medico. È al momento la prima risposta che arriva subito dopo l’ennesima levata di scudi dell’Ordine dei Medici della provincia di Brindisi che nei giorni scorsi ha incontrato le associazioni civili insieme con le quali hanno chiesto «l’esigibilità del regolamento regionale di riordino della rete ospedaliera n14 del 2020 e la sicurezza delle cure erogate in ambito provinciale».
A condividere le preoccupazioni rappresentate dal presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Brindisi, Arturo Oliva sono state le associazioni Cuore di Donna, Fondazione Di Giulio, Andos Brindisi, Forum Società Civile Ostuni, AIL Brindisi, Brindisi Cuore, e TDM- Cittadinanza Attiva. Tutti d’accordo sul fatto che «il Piano di Riordino Regionale ospedaliero non ha mai trovato compiuta attuazione nella provincia di Brindisi compromettendo la sicurezza delle cure erogate». E che «l’irrituale, e per molti aspetti discutibile, dichiarazione dello stato di emergenza da parte della Asl Br, è solo la naturale conseguenza di una tragedia annunciata». E su tali basi avevano chiesto «un’assunzione di responsabilità alla Regione Puglia e alla Asl di Brindisi pretendendo l’esigibilità del Piano stesso».
Le due delibere, colmano un vuoto e secondo il presidente Oliva «avrebbero dovuto precedere la dichiarazione dello stato di emergenza dei Pronto soccorso» anche se restano tutte le perplessità del caso per il fatto che «resta il nodo - aveva specificato l’Ordine dei medici - dell’irrituale dichiarazione dello “stato di emergenza” da parte della Asl di Brindisi riscontrata dalle Autorità regionali con nota del Dipartimento che, pur riconoscendo le criticità evidenziate, raccomanda comunque la definizione di procedure specifiche, validate dal referente rischio clinico, che ben definiscano ruoli e responsabilità, evidentemente considerando, al pari di Questo ordine dei medici, l’inderogabilità dell’indissolubile binomio del diritto alla salute e sicurezza della cure, principi sanciti sia dall’art. 32 della costituzione che dall’articolo 1 della così detta legge Bianco Gelli che non possono essere negati per un’irrituale e discutibile dichiarazione di stato di emergenza». E ieri con le due delibere è arrivata una parziale risposta alle numerose richieste posti da Medici e Associazioni.
«Il Piano di riordino ospedaliero - è stato rimarcato dal presidente Oliva - è stato approvato nel 2020. Lo stesso Michele Emiliano firmava in calce il documento che riportava in grassetto “è fatto obbligo a chiunque spettava di osservarlo e farlo osservare”. A fronte di questa precisa disposizione il Piano è stato applicato solo parzialmente. Oggi noi ne pretendiamo la piena esigibilità. Sono trascorsi oltre due anni e negli ospedali della provincia di Brindisi mancano oltre 130 posti letto. Un esempio per tutti, la discrepanza fra la previsione della dotazione dei posti letto della Terapia Intensiva nel Piano licenziato dalla Regione 55 posti e quelli effettivamente fruibili (16): ospedale Perrino 39 posti, 8 nell’ospedale di Ostuni ed 8 in quello di Francavilla Fontana, per un totale di 55 posti letto. Di contro sono fruibili complessivamente, Covid e no Covid, solo 16 a Brindisi, zero per Francavilla Fontana e zero per Ostuni, senza considerare la esigua consistenza della dotazione organica di anestesia e rianimazione. Il modulo esterno al Perrino di Brindisi destinato proprio alla Terapia intensiva Covid è in disuso da quasi due anni. Quello del Pronto soccorso è solo la punta dell’iceberg della carenza di personale che in realtà interessa la maggioranza delle strutture ospedaliere». Non solo.
«È di questi giorni il caso della Chirurgia Senologica del Perrino, struttura pubblica con bacino d’utenza comprendente l’intero Salento, ha stigmatizzato Oliva. «È impensabile che un’unità operativa così strategica, ma con una dotazione organica risicatissima possa essere privata delle prestazioni di un medico spostato in Pronto soccorso senza temere ripercussioni assistenziali nel reparto di provenienza; né si può pensare di sopperire alle carenze d’organico ricorrendo sempre a prestazioni aggiuntive, visto che già normalmente questi professionisti lavorano ben oltre il normale orario di servizio per coprire i turni».