l'episodio
Fasano, retroscena dell'estorsione a De Picciotto: «Se fai altre denunce per te e tua figlia saranno guai seri»
Il 14 settembre dello scorso anno l'italo-svizzero ricevette questa telefonata
FASANO - «Se ti rechi nuovamente alle forze dell’ordine per sporgere denuncia saranno guai: conosciamo tua figlia e tua nipote e le faremo del male».
Questo il tenore della minaccia contenuta nella telefonata ricevuta il 14 settembre dell’anno scorso dall’amministratore di una società agricola riconducibile agli interessi che il finanziere italo-svizzero Renè de Picciotto ha nel Fasanese. Ed era proprio “lo svizzero” la persona che una banda composta da cinque baresi si era messa in testa di taglieggiare.
A distanza di nove mesi dai fatti, all’alba di giovedì 30 luglio scorso i presunti autori dell’estorsione sono stati arrestati.
Giandonato, detto Gennaro, Sciacovelli, 48 anni, barese, Michele, detto Mirco, Sciacovelli, 27 anni, barese, padre e figlio, Giuseppe Dell’Aglio, 46 anni, di Polignano a Mare, Laura Colapietro, 37 anni, di Polignano a Mare, marito e moglie, e Francesco Soloperto, 24 anni, barese, sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare. I primi tre sono finiti in carcere, a Bari, gli altri due ai domiciliari. l 14 settembre 2019, quando riceve la telefonata con cui gli vengono chiesti 50mila euro, l’amministratore della società agricola (che ha sede a Fasano) chiese all’anonimo interlocutore come avesse fatto a procurarsi il suo numero di telefono. La risposta della persona che era dall’altra parte della cornetta fu “che lo aveva estrapolato dalla denuncia che aveva sporto presso i carabinieri in occasione dell’incendio degli ulivi avvenuto nei giorni precedenti”. In effetti – annota il gip – il 29 agosto 2019, presso la tenuta della Masseria Pettolecchia, era stato appiccato il fuoco a tre alberi di ulivo millenari.
Dopo la denuncia dell’imprenditore i carabinieri hanno immediatamente attivato una serie di attività tecniche, tra cui l’acquisizione dei tabulati delle telefonate ricevute dall’amministratore della società agricola.
“L’esame dei tabulati – scrive il gip – consentiva di accertare che le due telefonate erano state effettuate da una cabina telefonica ubicata a Triggiano (Bari) in piazza Vittorio Veneto. Le immagini registrate dal circuito di videosorveglianza della Polizia locale di Triggiano riprendevano due uomini che nell’orario in cui era partite le telefonate si portavano a piedi verso la cabina”.
E’ la telefonata, fatta da una cabina telefonica ubicata in piazza XX Settembre, a Mola di Bari, minatoria effettuata il 20 settembre successivo che si rivela un boomerang per gli estorsori. Di fronte a quella cabina, infatti, c’è una telecamera. Gli investigatori hanno acquisito le immagini e hanno constatato che a telefonare sono stati un uomo e una donna. Hanno anche estrapolato la targa della loro auto.