La protesta

Brindisi, quei medici eroi dimenticati e «svenduti per 30 denari»

Federica Marangio

Il sindacato Fials rivendica la distribuzione del premio Covid in fascia A a tutti gli operatori sanitari dell’Asl

Quei medici eroi dimenticati e «svenduti per 30 danari». La segreteria provinciale del sindacato FIALS – Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità – rivendica la distribuzione del premio Covid in fascia A a tutti gli operatori della Sanitàservice, al personale medico, agli autisti, soccorritori e volontari del 118 operanti nell’ASL di Brindisi. Lo straordinario impegno profuso nella lotta al Coronavirus è stato tradotto in un «premio caffè», «un’elemosina – precisa la FIALS in una nota ufficiale – e non il giusto riconoscimento economico. A tantissimi solo un pugno nello stomaco. Una vergogna che la FIALS non può sottacere.

Abbiamo denunciato e condannato l’infelice idea di mettere in atto una distinzione tra infermieri, professionisti sanitari ed OSS nelle fasce A, B, C e D – questi ultimi considerati gli emarginati –, quelli che secondo le scelte dell’accordo regionale sottoscritto da CGIL, CISL e UIL erano completamente al sicuro, ma in molti casi si sono contagiati più facilmente rispetto agli altri». «Così come nessuna indennità di malattie infettive è stata corrisposta, diversamente da quanto impone la legge, per chi ha prestato regolare servizio e garantito la continuità assistenziale durante la pandemia nelle degenze e strutture territoriali».

Non va giù alla FIALS la distinzione di Covid e no Covid che viene definita «di convenienza strategica, organizzativa e politica dell’accordo regionale con CGIL, CISL e UIL e delle risultanze dei prospetti delle ASL di Brindisi, che purtroppo hanno anche reso vani i sacrifici dei professionisti senza dispositivi di protezione individuale (dpi) adeguati». La FIALS in un’analisi attenta e scrupolosa dell’accaduto individua le ragioni e le responsabilità dei casi di promiscuità verificati all’interno dell’azienda per la mancanza di «dpi, la mancata separazione di percorsi Covid e no-Covid, la totale mancanza di linee guida e protocolli sull’accesso contingentato del personale dipendente agli spazi comuni soprattutto agli spogliatoi con relativa sanificazione, la mancata formazione e l’assenza di indicazioni sulla sorveglianza sanitaria, l’assegnazione giornaliera di unità di personale infermieristico socio-sanitario ed ausiliario da un reparto Covid ad uno no-Covid» senza percorsi ad hoc appunto. Un accordo che la FIALS non esita a definire «capestro», un accordo che ha deluso il personale sanitario che non si vede riconosciuto il lavoro svolto senza sosta lontano dagli affetti nel periodo buio dell’Italia di questo anno senza primavera.

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