Il caso
Fasano, accusata di favorire atti sessuali della figlia minore con i suoi amici
Ma la superperizia sentenzia: «La ragazzina non è attendibile»
FASANO - Le accuse che la Procura della Repubblica muove ad una 35enne fasanese sono pesanti come macigni: faceva assistere la figlia, che oggi ha 15 anni e quando la mamma l’ha iniziata al sesso di anni ne aveva appena 3, ai rapporti sessuali che intratteneva con i suoi compagni del momento. Nella stessa inchiesta è indagato un 37enne albanese, “naturalizzato” fasanese, che per un certo periodo è stato il compagno di vita della madre della bambina. Per entrambi il pm titolare del fascicolo di indagine, il sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Marino, il 19 marzo dell’anno scorso ha chiesto il rinvio a giudizio. In attesa della celebrazione dell’udienza preliminare, il 20 giugno 2019 è iniziato l’incidente probatorio (un’udienza che si svolge in camera di consiglio, quindi senza la presenza del pubblico, e serve per cristallizzare le prove assunte durante le indagini).
Il consulente nominato dal pm per vagliare le pesantissime accuse mosse dalla ragazzina alla madre, dopo aver ascoltato in sede di incidente probatorio la presunta vittima dei maltrattamenti e delle (indicibili) violenze, è arrivato alla conclusione che la 15enne non è attendibile. L’indagine si avvia, quindi, ad una clamorosa svolta: all’esito della super perizia il pm titolare del fascicolo di indagine potrebbe chiedere l’archiviazione del procedimento.
L’incidente probatorio si è articolato in due sedute. Conclusa l’audizione, la consulente del pm ha depositato la propria relazione. La psicologa è arrivata alla conclusione che la ragazzina non è attendibile. Quindi, le pesantissime accuse che ha mosso alla madre potrebbero essere frutto di invenzione.
Cosa ha “denunciato” la figlia della 35enne fasanese? Ha detto, tra le tante altre cose, che la madre la faceva assistere ai rapporti sessuali che intratteneva con i suoi compagni del momento. Partendo dalla “denuncia” della ragazza, alla 35enne fasanese la magistratura inquirente contesta di aver “maltrattato la figlia, cagionandole condizioni di vita penose ed instaurando un regime familiare improntato al degrado, alla sessualità precoce ed al totale abbandono”.
Ma questa madre, stando alle accuse che le vengono mosse, faceva di peggio. Molto di peggio. Faceva, ad esempio, vedere alla sua bambina film pornografici in modo che imparasse “le pratiche sessuali da emulare”. “Faceva entrare in casa diversi uomini, così da esporre i figli alla loro aggressività, talvolta allontanandosi dal domicilio domestico e lasciando i figli in balia” dei suoi compagni occasionali.
Scendendo ancora nella (virtuale) scala del degrado, la 35enne fasanese “costringeva la figlia a compiere atti sessuali con i suoi diversi compagni”. Al peggio – dice un vecchio detto popolare – non c’è mai fine. La madre e il suo compagno, “in concorso tra loro e ad altri partner frequentati dalla donna, in più occasioni costringevano la bambina a subire atti sessuali, consistiti in palpate sul sedere, ed altresì la costringevano a praticare sesso orale. Condotte – scrive il pm nella richiesta di incidente probatorio – coartate sia mediante violenza, consistita nel prendere di forza la bambina, sia mediante minaccia ed abuso di autorità, consistita nel prospettare alla minore di non somministrarle il cibo qualora si fosse rifiutata di sottostare agli abusi”.
Tutto questo sarebbe successo nell’intervallo temporale compreso tra il 2008 (quando la piccola aveva appena 3 anni) e il 2014 (la ragazzina all’epoca aveva 9 anni). Nello stesso arco temporale la 35enne fasanese “in più occasioni, faceva assistere la figlia, all’epoca dei fatti minore di 14 anni, al compimento di atti sessuali ed altresì le mostrava materiale pornografico al fine di indurla a compiere e subire atti sessuali”. Queste le accuse mosse alla donna, ma all’esito della superperizia il quadro è radicalmente cambiato: tutto questo potrebbe essere frutto della “fantasia” di una ragazzina che, con le due dichiarazioni, ha fatto finire nei guai – e che guai – la madre.