L'imprenditore di Andria racconta il sequestro lampo: «Quelle urla e minacce ti segnano per sempre, dopo gli arresti ho pianto»

«La notizia degli arresti l’ho ricevuta su Whatsapp dall’ispettore della Polizia che mi ha seguito per la vicenda». Così commenta l’esito dell’operazione «Game over» il titolare dell’agenzia di scommesse rapinato e sequestrato lo scorso gennaio ad Andria. «Appena ho letto il messaggio sono scoppiato in un pianto a dirotto - prosegue il 52enne imprenditore -. Un pianto misto tra sollievo e dolore, perché quello accaduto lo scorso gennaio è qualcosa che non dimenticherò mai. È un episodio che ti segna per sempre. Quelle mani addosso, quelle voci, quelle urla, quelle minacce, quell’esser strattonato con violenza verso la macchina, quell’essere abbandonato tra i rifiuti in piena campagna: sono sensazioni che non dimenticherò mai. Sono stato costretto ad un percorso di psicoterapia che mi sta aiutando tanto, e che mi ha consentito di dare la giusta dimensione alle emozioni che derivano da quel ricordo. Ancora di notte mi sveglio e talvolta quando vado in giro ho la sensazione che qualcuno possa afferrarmi con la forza».

Voce flebile la sua, che diventa autoritaria quando si viene ripagati per la fiducia riposta nelle forze dell’ordine. «Il fatto che i presunti responsabili siano stati individuati mi fa confidare nel senso di giustizia - conclude l’imprenditore -. Volevo fare un grandissimo ringraziamento alla Polizia, all’ispettore che mi ha seguito, agli agenti intervenuti quel giorno. Loro mi hanno fatto sentire accolto e al sicuro, sebbene fossi tremante. Hanno dimostrato grande professionalità e profonda umanità, sia nell’immediatezza del fatto che nei mesi successivi».

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