Il giallo

Andria, caso Graziella Mansi: uno dei killer tenta la revisione

Fabiana Agnello

La difesa di Michele Zagaria presenterà un’istanza basata su tre nuovi elementi. L’uomo già condannato all’ergastolo: «era altrove al momento del delitto»

ANDRIA - «Se viene fuori che un corpo umano non può bruciare semplicemente con delle foglie secche e un accendino, tutto l’impianto accusatorio cadrebbe e con questo la condanna. Perché bisogna essere condannati oltre ogni ragionevole dubbio». L’avvocato Annamaria Leone, legale di Michele Zagaria, uno dei cinque aguzzini di Graziella Mansi, la bimba di Andria di 8 anni, abusata, uccisa e data alle fiamme 25 anni fa, vicino Castel del Monte, sta per presentare l’istanza di revisione per uno dei processi che ha raccontato una delle storie più efferate della cronaca italiana. E che ha racchiuso nel libro «Una notte di fuoco».

Nell’istanza, una nuova perizia criminologica firmata dal criminologo e criminalista forense Giancarlo Candiano, chiamato come consulente di parte, qualche mese fa, proprio da Michele Zagaria, proclamatosi sempre innocente. Oltre alla perizia criminologica, nell’istanza ci sarebbero altri due elementi: la presunta confessione estorta e un alibi, cioè la prova della presenza altrove del proprio assistito. Elementi che secondo la difesa sarebbero idonei a scardinare il giudizio di colpevolezza.

Tuttavia, la Corte di Assise d’Appello di Lecce, lo scorso novembre, aveva già messo un punto sulla vicenda giudiziaria, dichiarando inammissibile l’istanza di revisione presentata da Giuseppe Di Bari, l’altro killer di Graziella Mansi che insieme a Zagaria, Domenico Margiotta e Vincenzo Coratella (suicidatosi nel 2008 nel carcere di Lecce), è stato condannato all’ergastolo...

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