la città

Barletta, le antenne della discordia: ora una petizione per spostarle

Adriano Antonucci

Il comitato zona 167: via almeno uno dei tre ripetitori posizionati in via delle Querce: «Disagio e preoccupazione per la nostra salute»

BARLETTA - Una petizione popolare per chiedere lo spostamento in altra collocazione di almeno uno dei tre ripetitori posizionati in via delle Querce nel raggio di 40 metri: a lanciarla sarà, nei prossimi giorni, il comitato di quartiere zona 167.

L’iniziativa nasce dalla rinnovata volontà dei residenti di percorrere ogni strada possibile per superare la situazione di disagio e preoccupazione per la salute provocata dalla presenza di ben tre ripetitori in uno spazio così limitato. Tale preoccupazione, già manifestata ripetutamente nel corso delle ultime settimane, è emersa in maniera concreta nel corso di un’assemblea promossa nel pomeriggio di martedì dal comitato di quartiere zona 167 presso l’auditorium della Parrocchia di San Giovanni Apostolo.

«L’incontro - hanno spiegato i referenti del comitato Giuseppe Di Bari e Raffaele Patella - ha visto la presenza di numerosi cittadini, rappresentanti di associazioni locali e, fatto significativo, di diversi esponenti della giunta comunale e consiglieri comunali di maggioranza e opposizione».

Tra questi, anche l’assessore all’Ambiente Mihaela Albanese, che ha provato a fornire chiarimenti circa il ruolo svolto dall’amministrazione comunale nell’iter autorizzativo, ribadendo la volontà di fare piena luce sui procedimenti tecnici e normativi legati all’installazione degli impianti. «È stata mia premura - ha affermato l’assessore Albanese - spiegare che la competenza a legiferare in materia di installazioni delle antenne risiede in capo ad enti molto più in alto rispetto al Comune, il quale tuttavia si impegna a riformulare un regolamento per le installazioni aggiornato, poiché non è stata effettuata nessuna revisione da venti anni (quello in vigore è datato 2006, ndr)». Albanese ha definito il confronto con il quartiere, utile a «far comprendere che l’amministrazione ha piena contezza del quadro attuale di installazioni presenti e del relativo monitoraggio che viene effettuato da Arpa Puglia, unico ente che ha competenza a vagliare le emissioni dei campi elettromagnetici».

A tal riguardo, una decina di giorni fa, l’assessore, a margine di un incontro con le associazioni, ha sottolineato come gli uffici tecnici dell’amministrazione avessero appurato che non risultano antenne installate che violino i limiti dei valori elettromagnetici disposti da Arpa Puglia. A questo va aggiunto che, sempre secondo quanto riportato da Albanese, normativamente le antenne che hanno destato preoccupazione in via delle Querce non superano alcun limite numerico, poiché a fare testo è solo il valore elettromagnetico da esse prodotto. Tali rassicurazioni, ripetute anche nel corso dell’assemblea, non sono bastate ai residenti che hanno quindi annunciato di andare avanti nella loro battaglia. «I cittadini - hanno annunciato Di Bari e Patella - continueranno ad esplorare ogni strada possibile, ivi compresa una petizione popolare, al fine di trovare le soluzioni più idonee per attenuare il disagio avvertito, auspicabilmente con il pieno supporto dell’amministrazione comunale».

A tal proposito, lo stesso il Comitato ha precisato che «il Comune non è una controparte, ma una parte della comunità barlettana. Insieme dobbiamo essere sempre protesi a privilegiare il diritto inviolabile della salvaguardia della salute dei cittadini». Per i residenti, l’assemblea è stata un’occasione utile ad evidenziare l’importanza della partecipazione popolare e a far emergere «il disagio di un quartiere che si sente molto spesso ignorato e sovraesposto a rischi potenziali per la salute pubblica». «La gente - hanno chiosato Di Bari e Patella - non può essere tenuta all’oscuro. Chiediamo trasparenza, sicurezza, partecipazione. Questo quartiere merita rispetto. Dal pubblico sono emersi timori concreti, soprattutto per la salute dei bambini e delle fasce fragili della popolazione. Siamo favorevoli alla tecnologia, ma non a costo della nostra salute».

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