Giustizia truccata
Va a Potenza il processo a Savasta e Scimé: «La competenza sui magistrati può cambiare»
Le motivazioni con cui la Cassazione ha ripristinato la sentenza di primo grado di Lecce contro gli ex pm, spostando però l’appello
BARI - Ci sono ragioni di «trasparenza e imparzialità» tali da giustificare che la competenza sui procedimenti a carico di magistrati sfugga al principio generale della perpetuatio iurisdictionis: e dunque un processo può essere spostato anche «in un frangente successivo al rinvio a giudizio o, addirittura, alla conclusione del primo grado». Questo è il principio contenuto nelle motivazioni della sentenza con cui a maggio la Cassazione (Prima sezione, relatore Cappuccio) ha annullato l’annullamento della sentenza di primo grado contro gli ex giudici Antonio Savasta e Luigi Scimé, spostando però il processo di appello da Lecce a Potenza.
La sentenza assume significato particolare anche per via di quanto accaduto la scorsa settimana a Taranto, con l’annullamento della sentenza Ilva e la decisione di far ricominciare il processo a Potenza. Ovvero ciò che sarebbe dovuto accadere - prima che il gup di Potenza sollevasse conflitto di competenza facendo intervenire la Cassazione - anche nei due processi a carico degli ex giudici di Trani. E anche nel caso Ilva è probabile che, una volta trasferiti gli atti, la Procura di Potenza chieda al gup di sollevare conflitto di competenza e lasciare che decida la Cassazione.
Savasta e Scimè, accusati di varie malefatte giudiziarie insieme a un imprenditore e due avvocati, avevano optato per il giudizio abbreviato davanti al gup di Lecce, concluso con la condanna rispettivamente a 10 e 4 anni per fatti ipoteticamente commessi dal 2014 al 2018: sentenze pilotate in cambio di denaro e favori da parte dell’imprenditore Flavio D’Introno, l’unico condannato in via definitiva a seguito di patteggiamento. La Corte d’appello, così come aveva fatto per il troncone principale (quello a carico dell’ex gip Michele Nardi, condannato a 16 anni) aveva annullato tutto inviando le carte alla Procura di Potenza, esattamente come ha fatto la settimana scorsa la Corte per il caso Ilva.
Non si conosce ancora la motivazione dell’annullamento del processo «Ambiente Svenduto». Ma il ragionamento della Cassazione su Savasta-Scimé merita di essere ripercorso. La riconosciuta esistenza, seppure «in astratto», di «un medesimo disegno criminoso» tra i fatti contestati a Lecce all’ex pm Antonio Savasta e quelli ipotizzati a Potenza (una concussione poi riqualificata e dichiarata prescritta) per far ritenere i primi connessi ai secondi e far scattare il trasferimento di competenza. Ma, questo il punto, visto che la connessione è nata dopo l’udienza preliminare di Lecce - perché l’iscrizione del reato a Potenza è avvenuta il 15 gennaio 2021, quindi «certamente dopo la conclusione del giudizio di primo grado» - se ne ricava secondo la Cassazione che Lecce ha perso la competenza sul processo di appello a favore del distretto di Potenza. E questo «non infirma in alcun modo il processo di primo grado e la sentenza emessa in esito alla sua celebrazione».
La Corte d’appello di Potenza deve dunque fissare il nuovo processo a Savasta e Scimè, così come quello a Nardi che attende da novembre 2023. Nel capoluogo lucano potrebbe esserci qualche difficoltà nella composizione dei collegi, dal momento che la Corte penale ha in organico soltanto cinque magistrati. E dunque, come già avvenuto per diversi procedimenti importati dalla Puglia, potrebbe dover ricorrere all’applicazione di giudici dal settore civile.