Giudiziaria

Trani, armi e droga: condannati in tre

linda cappello

Per Soldano e Romanelli cade l’aggravante dell’aver agito con modalità mafiose

TRANI - Cade l’accusa più grave di mafia e tre imputati rimediano tredici anni di carcere complessivi per spaccio e detenzione di armi. Questo il verdetto pronunciato nelle scorse ore dal presidente della sezione del Tribunale di Trani Luca Buonvino, al termine del processo scaturito dall’operazione della Dda di Bari portata a termine nel 2019 e denominata «Knockout».

Non è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa per Luca Soldano, 47 anni di Trani il quale rispondeva della sola ipotesi di detenzione illegale di armi: a fronte di una richiesta di condanna di sette anni invocata dal sostituto procuratore Daniela Chimienti, gliene sono stati inflitti due anni e dieci mesi, oltre a ottomila euro di multa.

Sette anni e tre mesi, oltre a 31mila euro di multa, per Emanuele Sebastiani, 45 anni, accusato di spaccio: per lui erano stati chiesti sei anni e sei mesi. Quattro anni, infine, per Gennaro Romanelli, 68 anni, padre del collaboratore Salvatore. Oggetto del processo il ritrovamento di una borsa contenente armi e munizioni - anche da guerra - e stupefacenti come hashish e marijuana. Tutto era nascosto nell’appartamento di Gennaro Romanelli. I fatti risalgono al 13 aprile 2019, e subito dopo l’arresto il figlio Salvatore decise di collaborare.

Nello specifico, in uno zaino occultato dietro un vecchio mobile del soggiorno di Romanelli, erano contenuti: un giubbotto antiproiettile, una mitraglietta Skorpion calibro 7.65 con caricatore bifilare e 20 cartucce, in ottimo stati di conservazione; una revolver marca «Glisenti»; diciannove cartucce parabellum e altre 24 calibro 380.

Secondo l’impostazione accusatoria, quelle armi sarebbero state di Luca Soldano. L’ipotesi di spaccio, invece, viene contestata a Sebastiani in relazione al possesso di una non precisata dose di cocaina. Le abitazioni dei Romanelli sarebbero state individuate come luogo di deposito dello stupefacente.

Nel corso del processo, Salvatore Romanelli ha dichiarato di essersi pentito per i suoi figli, « per dare loro un futuro migliore. Anche per cambiare vita, perchè ne ero stanco». Nel processo era imputato anche Giulio Cassanelli, che però ha optato per il rito abbreviato. Soldano era difeso dagli avvocati Enrico Alvisi e Antonio Florio; Sebastiani e Romanelli dall’avvocato Claudio Papagno.

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