Il caso
Sinagoga di Trani, il Comune pronto ad acquistare anche il piano terra
L’ente è già proprietaria della restante parte dell'immobile e ha comunicato l'intenzione, in caso di vendita, di esercitare il suo diritto di prelazione
TRANI - «Siamo perfettamente a conoscenza dello stato di messa in vendita del locale al piano terra della sinagoga Scola nova, e che della stessa sembra parte integrante. Va da sé che il Comune di Trani, essendo proprietario della sinagoga, è naturale che sia interessato all’acquisto anche di quella unità immobiliare. Ma lo faremo secondo la prassi, e cioè esercitando il diritto di prelazione nel momento in cui dovesse manifestarsi un atto di vendita sulla base di una esatta perizia del valore dell’immobile».
Così il sindaco, Amedeo Bottaro, rispondendo alle sollecitazioni provenute da più parti all’indomani di un video in cui la guida turistica Andrea Moselli ha rilanciato una proposta che, già nel 2022, l’ex assessore alla cultura del Comune di Trani, Franco Caffarella, aveva a sua volta prospettato dal suo profilo social: acquistare anche il locale sottostante e annesso al luogo di culto ebraico, perché il Comune di Trani diventi unico proprietario dell’intero compendio immobiliare.
L’iniziativa di Moselli arriva all’indomani della notizia della trasformazione dell’ex sinagoga San Leonardo in albergo e nasce in uno spirito collaborativo e di tutela di un bene storico che la guida spera diventi pubblico, anziché privato. «Scolanova è la sinagoga più antica d’Europa – ricorda -, e molti sono i turisti che mi chiedono come mai sia in vendita una sua parte. Io rispondo loro che questo luogo da secoli è un magazzino, ma adesso sarebbe il caso che il Comune lo acquisisca per mantenerne integra la proprietà. Io dico sempre che siamo solo custodi, e questo è forse il momento di dimostrarlo».
Descrizione e foto del locale sono facilmente reperibili sul sito internet dell’agenzia immobiliare che l’ha posto in vendita. Viene denominato «Loft via Scola nova» e proposto ad un prezzo di 60.000 euro. Nessun riferimento alla sinagoga, ma semplicemente all’ubicazione all’interno del quartiere ebraico. «L’immobile - si legge nella scheda descrittiva - si trova al piano terra e misura una superficie complessiva di 70 metri quadrati, suddivisa in 50 nella parte al piano terra e 20 in quella sottostante». Lo stesso viene indicato come «ideale per chi voglia investire nella città di Trani per attività ricettive o locazioni in genere».
Una proposta di vendita, dunque, che sembra non tenere conto di una vocazione più strettamente turistico religiosa. Eppure Moselli esita nell’affermare che proprio quello locale, e segnatamente il suo sotterraneo, dovrebbe essere quello in cui era presente il miqweh ebraico, vale a dire il luogo in cui avveniva il rito della purificazione femminile in grandi vasche. Ipotesi confermata da Caffarella richiamando un volume dal titolo «Arte in Puglia dal Medioevo al Settecento», a cura di Francesco Abbate (2010, De Luca editore) e citando la parte a firma dell’allora responsabile della sinagoga Scola nova, Abraham Nicola Zecchillo.
Quest’ultima circostanza chiama in causa la comunità ebraica di Napoli, da cui dipende quella di Trani, con cui il Comune ha recentemente siglato il rinnovo della concessione della sinagoga Scola nova. L’ente religioso, se vorrà più agevolmente praticare il culto e valorizzare la fruizione del bene, non potrà non richiamare l’attenzione di Palazzo di città sulla necessità di avocare a sé anche l’attuale proprietà privata.
Peraltro, in cambio della concessione gratuita, alla Comunità ebraica viene chiesto di fornire una serie di garanzie, fra le quali «collaborare con le associazioni ebraiche del territorio per garantire la piena fruibilità dell’immobile».
Mancherà certamente la perizia estimativa, ma la storia appare consolidata. E tanto dovrebbe bastare per avere la giusta visione e non perdere questo treno.