Le dichiarazioni

Emiliano nella bella Trani rievoca Salvatore Annacondia: «Così la città si è riscattata»

Nico Aurora

Il bene comune: «È sempre la sintesi del concorso virtuoso tra chi amministra e i cittadini»

TRANI - «Mi sono preso cura di Trani trent’anni fa, nel suo periodo più buio. Oggi la ritrovo splendida perché ben curata non tanto e non solo da chi l’amministra, ma da tutta la comunità. Il bene comune è sempre la sintesi del concorso virtuoso tra noi, che amministriamo, e i cittadini: i Dialoghi di Trani ne sono la plastica testimonianza». Così il governatore della Puglia, Michele Emiliano, durante la prima giornata della 22ma edizione dei Dialoghi di Trani dedicata al tema della «cura». Il presidente della Regione ha parlato da remoto nell’ambito di un dialogo con Claudio Cerasa, Ferdinando Natali e Andrea Montanari su «La cura del Paese».

Nel salone di Palazzo San Giorgio si è discusso del valore politico della cura e su come si concretizzi nella prassi di governo e sui cittadini sempre più lontani dalla politica e dalle istituzioni. Michele Emiliano, fino a 45 anni di età, è stato uno dei più importanti magistrati del Mezzogiorno ed il suo nome è indissolubilmente legato all’operazione Dolmen, nata dalle dichiarazioni del superpentito Salvatore Annacondia, durante il cui dominio mafioso la città conobbe il periodo più oscuro in assoluto della sua storia.

Il processo durò sette anni in primo grado e furono condannati numerosi esponenti di rilievo della criminalità organizzata pugliese. «Fu un procedimento poderoso che la Dia gestì in modo esemplare - ricorda Emiliano - attraverso quello spirito interforze che consente alle indagini di procedere ed alla magistratura di coordinarle senza conflitto». Poi è arrivata la carriera di amministratore pubblico, «anche se io non ho mai avuto pulsioni politiche naturali - ha confessato il governatore-, nel senso che fino ai 45 anni facevo tutt’altro e mi sono preso cura certamente di Trani anche con il mio precedente lavoro, meraviglioso, pieno di soddisfazioni di relazioni ed amicizia. Erano i tempi in cui i Trani non era la meravigliosa città che è oggi. Era un’epoca scura, proprio nera, nella quale la criminalità organizzata, la corruzione politica e l’incuria avevano trasformato una delle città più belle d’Italia in un luogo molto triste. Adesso la città si è riscattata e credo che quanto è accaduto possa essere definito un processo nel quale la città si è presa cura di se stessa: nessuno è venuto qui a salvare i tranesi, ma è stato il loro spirito collettivo. Esattamente come è accaduto poi nella mia Bari».

Ma, se la Trani di oggi risplende, è anche perché ci sono soggetti in grado di farla camminare sulle proprie gambe come proprio, per esempio, gli organizzatori dei Dialoghi di Trani, dai quali Emiliano è stato invitato. Peraltro la Regione Puglia non vuole accentrare a sé tali manifestazioni, quanto piuttosto delegare a questi operatori illuminati la promozione della cultura e del bene comune. «Io non ho mai pensato che la cura fosse un processo monodirezionale - ha spiegato il governatore - cioè dalla politica verso i cittadini e non viceversa, perché bisogna dare la possibilità ai cittadini di partecipare, essere coinvolti. È inimmaginabile un processo di governo basato sulla cura se il cittadino non è in permanente contatto con te e non ti trasmette sintomi, analisi e riflessioni. Giornate come queste sono inimmaginabili se etero dirette dall’alto».

Ciononostante, la giunta pugliese non ha ancora emanato il bando per finanziare i Dialoghi di Trani ed altri festival.

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