Infrastrutture
Andria, diffida sulla Tangenziale Ovest: l'impresa vuole ultimare i lavori
L’ aggiudicataria dei lavori parla di opera strategica e invita il Comune a «ottemperare alla decisione assunta dal giudice amministrativo»
ANDRIA - Responsabilità civile, personale, amministrativa e penale del Comune di Andria e dei singoli consiglieri comunali, oltre che eventuale accertamento del danno erariale da parte della Procura regionale della Corte dei Conti: è la linea dura che sta perseguendo l’impresa Doronzo, aggiudicataria dell’appalto relativo alla costruzione della Bretella Sud (erroneamente chiamata tangenziale ovest) da parte della Provincia Bat, spiegata in una lunga missiva a firma degli avvocati del legale rappresentante dell’impresa, Gaetano Doronzo.
Si legge, tra l’altro: «S.P. n. 2 (ex S.P. n. 231) – Completamento della tangenziale ovest di Andria dal Km 43 + 663 al Km 49 + 568”. Si tratta di intervento ritenuto di rilevanza strategica regionale e interregionale, destinato ad essere realizzato con risorse finanziarie (per un importo complessivo di € 27.500.000,00) assegnate con delibera CIPE del 3.8.2011 in virtù dell’intesa istituzionale tra la Regione Puglia e il Ministero (allora) per i rapporti con le Regioni. L’obiettivo principale di detto progetto, come risulta dalla relazione illustrativa dello stesso, “può riassumersi nel miglioramento delle condizioni di sicurezza stradale ed eliminazione delle attuali situazioni di pericolo, molto spesso dovute anche alla discontinuità della sezione stradale esistente, più volte sollecitato ed auspicato dagli stessi enti ed Autorità territoriali».
Sono riportati gli snodi fondamentali della vicenda, sia amministrativi e burocratici sia giudiziari che - come si ricorderà - si è chiusa con la decisione del Consiglio di Stato. «Consiglio di Stato che - si legge nella lettera inviata anche al Prefetto della BAT ed alla Provincia di Barletta Andria Trani - ha ricordato che “quando un’opera sia stata progettata ed appaltata, con atti che non consta il Comune abbia impugnato o contestato nelle debite sedi […], la norma che impone all’ente di livello inferiore di conformarsi alla pianificazione sovraordinata non può essere letta in altro modo che nel senso del doveroso recepimento dell’opera stessa nei termini assentiti”». Insomma, l’impresa chiede all’ente comunale di assumere ogni scelta utile nell’ottica di ottemperare alla decisione del Giudice Amministrativo, in quello che sarà il consiglio comunale convocato per il prossimo 10 luglio, chiamato a dibattere sull’infrastruttura viaria per la quale il Comitato interministeriale per la programmazione economica nel 2011 assegnò 27 milioni e mezzo di euro.
Ma vi è di più: l’impresa fa sapere che «ogni ulteriore ostacolo al completamento dell’iter preordinato all’avvio dei lavori ad essa aggiudicati la costringerà, suo malgrado, a promuovere tutte le iniziative volte ad ottenere, oltre che la declaratoria di nullità di eventuali atti adottati in violazione e/o elusione del giudicato, il conseguimento del risarcimento dei danni, già di notevole entità, derivati dal ritardo accumulatosi per effetto dell’illegittimo diniego di variante opposto dal Comune di Andria, nonché l’accertamento delle responsabilità del caso, pure di natura personale, amministrativa non meno che penale, in capo a quanti dovessero concorrere all’adozione di atti in spregio al decisum del Giudice amministrativo».
le REAZIONI «Una grave intimidazione – dicono il capogruppo del Partito democratico, Michele Di Lorenzo, ed il segretario cittadino del partito, Gianni Addario - irrispettosa dell’autonomia amministrativa del consiglio comunale di Andria. In questo senso è una offesa rivolta alla nostra comunità cittadina. Sicuramente bisognerà stigmatizzare questa pedante e illegittima ingerenza. Qui non siamo nemmeno al tentativo di espropriare i consiglieri di un loro diritto/dovere ma siamo giunti addirittura alle minacce. I consiglieri esercitano un mandato ed un potere costituzionalizzato. Difendere questa prerogativa dovrebbe essere dovere di ciascuno di noi. Poi nel merito potremo avere anche idee diverse ma l’esigenza principale diviene adesso quella di reagire e difendere le nostre prerogative istituzionali».
«Una diffida che appare, nella forma e nella sostanza, un atto di palese pressione psicologica (ai limiti della intimidazione) teso probabilmente ad elevare il livello dello scontro – commenta Nino Marmo, consigliere di Movimento Pugliese - Un atto muscolare da parte del ’dio denaro’ contro un territorio ed una comunità liberi che non intendono cedere supinamente e con rassegnazione a chicchessia. Gli istanti, infatti, anziché provare a costruire un’ipotetica via di condivisione, dopo lunghi anni di controversi carteggi, mirano ad ottenere il definitivo consenso incutendo pressione e timore a chi la pensa diversamente. Per non parlare dell’atteggiamento di tifosi e sostenitori esterni quelli che hanno a lungo operato nell’ombra e che, pur consci della ferita perpetrata ai danni di un territorio, hanno preferito sostenere - sotto traccia ma neanche troppo - l’intrapresa piuttosto che l’opera in sé. Una diffida che è destinata a ledere inevitabilmente il principio costituzionale di libera ed autonoma espressione di pensiero ed opinione, che va riconosciuta, senza limite alcuno, a ciascun componente dell’Assise Comunale di Andria».