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Canosa, «Ecco dove sono le ossa di D’Ambra»

Linda Cappello

Lupare bianche, le rivelazioni in aula del collaboratore Andrea Campanella

CANOSA - In un punto ben preciso, dove c’era la cuccia del cane. Lo indica senza esitazione il pentito Andrea Campanella, quando nel corso della scorsa udienza, nell’aula della Corte d’Assise di Trani, racconta di aver saputo che il cadavere di Sabino D’Ambra sarebbe stato sotterrato nella masseria del nonno Cosimo Campanella, uno degli imputati nel processo sulle lupare bianche di Canosa.

Il collaboratore, nella sua lunga deposizione, specifica però di non essere stato un testimone oculare dell’omicidio, ma di aver saputo che un osso della vittima - si tratterebbe in particolare dell’osso dell’anca - sarebbe stato sotterrato in un punto ben preciso della masseria. Secondo la ricostruzione del pm Luciana Silvestris, la vittima dopo l’omicidio venne bruciata. In questo caso - se il teorema accusatorio fosse confermato - probabilmente l’anca non era stata completamente carbonizzata. Motivo per cui ci sarebbe stata l’esigenza di sotterrarla.

Campanella sembra sicuro di ciò che dice, tant’è che segna il punto preciso su una foto della masseria che gli viene mostrata dagli avvocati della difesa. Oggi si ricomincia, e sembra scontato che gli avvocati Sabino Di Sibio, Bruno Naso e Gervasio Cicoria chiederanno alla Corte d’Assise di procedere con un accertamento tecnico al fine di effettuare degli scavi nel luogo indicato da Campanella, e verificare così la fondatezza delle sue dichiarazioni.

Intanto il pubblico ministero Silvestri ha chiesto ai giudici che venga sentito A.L., precedentemente indagato a piede libero per l’omicidio D’Ambra e per quale venne poi avanzata richiesta di archiviazione. Lo stesso, nel corso delle indagini, venne sentito ben due volte dal magistrato, nelle vesti di indagato: la prima nel dicembre 2021 e la seconda nel giugno 2022.

Nel corso dell’ultimo colloquio, l’uomo riferì un episodio accaduto proprio il giorno della scomparsa di D’Ambra, che confermerebbe la responsabilità del 39enne Cosimo Campanella nell’omicidio. A suo dire, avrebbe accompagnato D’Ambra e Campanella vicino alla statua di Padre Pio, per poi andarsene: un’ora dopo sarebbe poi tornato sullo stesso posto. C’era solo Campanella, che gli chiese di accompagnarlo nei pressi dell’Ofanto poichè doveva disfarsi di un telefonino. La Corte d’Assise - su sollecitazione della difesa - ha disposto che il pm mettesse a disposizione dei difensori i verbali degli interrogatori, in vista del successivo esame testimoniale. Questa mattina si riapre il processo.

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