Giustizia truccata
«Sistema Trani», Riserbato è fuori. Il pm: «L'ex sindaco non è imputabile»
La Procura chiede condanne per 26 anni. E 9 testimoni rischiano la falsa testimonianza
TRANI - Quasi 26 anni totali di condanna richiesti ma, di questi, 6 sono attribuibili al primo dell’inchiesta e ben 20 al secondo. Si è definita così la requisitoria che Marcello Catalano, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, ha tenuto ieri nell’aula di Corte d’Assise innanzi al Collegio presieduto da Giulia Pavese (a latere Buccelli e De Rosa).
Il Pm è il titolare del fascicolo che vede unificati due procedimenti per complessivi 14 imputati: il primo, per fatti fino al 2014, fu caratterizzato da alcune clamorose misure cautelari che riguardarono anche il sindaco Luigi Riserbato; il secondo, fino alla primavera 2016, e che vide lo stesso trattamento a carico dell’istruttore contabile dell’Ufficio ragioneria Sergio De Feudis.
«Abbiamo avuto una prima fase politica e poi una tecnica – ha detto Catalano aprendo la requisitoria -, con temi trasversali e collegamenti. Di certo, nel primo filone quasi tutto ruota intorno alla gara per la vigilanza degli immobili del Comune».
Secondo l’impostazione accusatoria, «nel 2012 Riserbato diventa sindaco e rimuove dirigenti e funzionari: fra questi, il comandante della Pm, Antonio Modugno, che con Savoiardo fino ad allora istruiva e firmava continue proroghe in favore della Vigilanza notturna tranese. Il suo comandante, Vincenzo Giachetti, voleva la gara per questioni organizzative, ma in verità la Vigilanza era in difficoltà finanziarie e quindi voleva sì la gara, ma voleva vincerla».
Andando avanti con le proroghe, intanto, Modugno si sarebbe assicurato l’assunzione in Vigilanza di persone da lui segnalate a Giachetti, ma poi si arriva alla gara ed all’incontro fra Giachetti e Maurizio Musci, capogruppo consiliare del Pdl partito di maggioranza relativa nell’amministrazione Riserbato.
Il rapporto fra i due, che ieri in aula non si sono degnati di uno sguardo, prima era molto cordiale. Anzi, l’avvocato Musci aveva perorato la causa della Vigilanza per crediti vantati presso Amet.
«La parola chiave dell’incontro è “foraggiare” - ha ricordato in aula il Pm -, che è quello che erano pronte a fare altre due imprese partecipanti alla gara, e poi Musci gli chiese di “fare un’offerta.” Giachetti rimase sconvolto, ma non denunciò». Giachetti in questo filone è parte civile, per Musci il Pm ha chiesto 2 anni per tentata concussione politica.
La richiesta maggiore per il primo filone, tuttavia, riguarda l’ex vice sindaco Giuseppe Di Marzio, ritenuto «mandante di Musci», ma a carico del quale il Pm sostiene l’accusa di una concussione consumata, in particolare avendo costretto Giachetti ad assumere una persona da lui indicata al fine del rinnovo delle proroghe in favore della Vigilanza: Di Marzio ha beneficiato di tre assoluzioni per altri capi, ma per la concussione la richiesta è 4 anni.
La gara la vinse la siciliana Sicurcenter, a perorare la cui causa c’era il consigliere comunale Nicola Damascelli: per lui tre prescrizioni, compresa una dall’accusa di tentata corruzione, ed un abuso d’ufficio non più imputabile.
Altra vicenda simbolo del primo filone, quella della tentata concussione politica: «L’amministratore unico di Amiu, Antonello Ruggiero, avrebbe colpito politicamente il consigliere Beppe Corrado, che usciva dalla maggioranza, non riassumendo un suo elettore in una azienda che raccoglieva i cartoni per Amiu: per il Pm il reato va riqualificato come abuso d’ufficio, oggi non più punibile». La stessa circostanza riguarda anche l’ex sindaco Riserbato, che pure aveva rinunciato alla prescrizione. Già caduta l’associazione per delinquere, la sua figura sembra notevolmente riabilitarsi.
Nasce da una denuncia di Riserbato su presunte alterazioni informatiche utili a generare proroghe in favore di Vigilanza notturna e cooperativa Un amico per Trani. «Vengono fornite illegittimamente – ha affermato il Pm in aula – affermando falsamente che lo si faceva “nelle more dell’indizione di una gara.” Inoltre, grazie ad alterazioni informatiche, si liquidavano loro somme maggiorate. L’unico a praticarle sarebbe potuto essere De Feudis, entrando nel sistema anche da altre postazioni. E, grazie alle manomissioni di De Feudis, ecco che Modugno e Savoiardo potevano firmare determinazioni e liquidazioni». Le richieste per loro, rispettivamente, sono di 5 anni, 3 anni e 6 mesi, 3 anni, sebbene altre ipotesi siano cessate per proscioglimento e/o prescrizione.
E qui torna anche la figura di Giachetti, beneficiario con la sua Vigilanza dei presunti servizi gonfiati: così, mentre nel primo filone è parte lesa, nel secondo diventa oggetto di una richiesta di condanna a 3 anni complessivi, per concorso in falso e peculato.
Infine, il caso attacchinaggio relativo alla cooperativa Un amico per Trani: «Il servizio avveniva sotto la regia di De Feudis – sostiene il pm -, ma c’è un dettaglio in più: i soldi della colla e della benzina dove finivano? Noi siamo certi della dazione di denaro ai lavoratori, non sappiamo apparentemente altro, ma abbiamo gli esami dei testi e possiamo ricostruire che una parte di quei soldi li prendeva anche Addamiano (operaio della cooperativa, ndr)». Da qui la richiesta di condanna a 4 anni per quest’ultimo, la cui espressione del volto, dopo avere udito ciò, era in preda al più totale smarrimento. Ben più miti le richieste per Luca Russo e Domenico Guidotti, rispettivamente segretario generale e dirigente dell’Area finanziaria dell’epoca: 8 mesi per ciascuno per concorso in falso ideologico.
L’avvocato Daluiso, parte civile per Giachetti, ha richiamato ulteriori elementi «per affermare l’attendibilità della posizione di Giachetti rispetto alla inattendibilità di quella di Musci».
Per l’avvocato Maralfa, parte civile per il Comune di Trani, «le interferenze nelle gare d’appalto consolidano un quadro di potere esercitato da amministratori e dipendenti comunali». E ha chiesto «la condanna degli imputati al risarcimento del danno in favore della comunità tranese, sia patrimoniale ed economico, sia non patrimoniale e quindi all’immagine, da discredito e perdita di prestigio». In via principale la richiesta risarcitoria per il danno patrimoniale è di circa 500 mila euro e, comunque, in via immediata di 200.000. Per tutte le altre voci di danno non patrimoniale il legale si è rimesso al Collegio.
Va anche detto, infine, che il Pubblico ministero ha chiesto la trasmissione degli atti per valutare la falsa testimonianza dei seguenti testi: Fornelli; Di Modugno; Di Cugno; Achille; Ciraselli; Catania; Lavopa; Del Mastro; Cisotti. Il processo per falsa testimonianza sarà autonomo rispetto a questo e si celebrerà in futuro.
Parola alle difese i prossimi 12, 19 e 26 gennaio. La sentenza arriverà il 2 febbraio 2023.