La curiosità
Bat, in volo in mongolfiera sorvolando i castelli
Come una macchina del tempo che vola sui manieri di Federico II
Era buio pesto quando Ran Bardula, giovanissimo investigatore, giunse da Roma a Barletta, con una mappa del Castello di Federico II. E mentre cercava di addormentarsi tra i cespugli del fossato, Rea Silvia, giovanissima detective, cercava di prender sonno, nascosta tra le rudi aiuole castellari. Era l'alba quando Ran Bardula prese coscienza, senza ombra di dubbio, di trovarsi nel fossato di un castello. Risalire il fossato sarebbe stato facile. “Ma Rea Silvia dov'era? “ – si chiese - . Saltellando divinamente, Ran Bardula, giovane ranocchio, di colpo vide Rea che si stiracchiava come un ventaglio a sonagli e disse:" Rea, rileggi il messaggio segreto, cerchiamo di capire chi ha rapito tuo nonno Joe Cacciaguida.”
E Rea:" So che gli Trelawney Straip, una banda di collezionisti di libri rari, vorrebbero sapere da mio nonno, vecchio e antico custode della biblioteca dove si nasconde la copia originale del trattato scritto da Federico II, «L’Arte di cacciare gli uccelli». Tu sai qualcosa?"
E Ran Bardula: " Ne abbiamo già parlato. So che forse nel Castello si nasconde un volume unico. Non sappiamo perché si trovi nel Castello di Barletta, questo immane tesoro. Ma non so di preciso di cosa si tratta. Non so.""Ma di che tesoro parli?” - chiese Rea-." “Mi hanno riferito, tempo fa, mentre mi trovavo in una libreria di Roma, che in questo Castello è nascosto un’ombra filiforme o fantasma che dir si voglia che conosce il luogo segreto dove si nasconde il Trattato federiciano."
Ran Bardula:" La copia non è mai stata sfogliata da alcuno. E nessuno l’ha mai vista. Ma come fai a sapere tutte queste cose? E poi perché questa banda di Trelawney Strayp vorrebbero uccidere tuo nonno, Joe Cacciaguida?" " Ma perchè, ribadisco, mio nonno è stato custode della biblioteca del Castello e poi questi Trelawney sono affamati di tesori e vogliono sempre più arricchirsi – ecco perché - . E poi perché nel Trattato federiciano vi è nascosto un messaggio cifrato, criptico da cui si ricava la mappa che indica la presenza di un tesoro seppellito nelle campagne della strada che conduce dal Castello Svevo di Barletta al Castel del Monte nei pressi di Andria. Un tesoro di cui nessuno ha mai visto ombra."
E dopo aver tanto girovagato attesero la notte e mentre sostavano nel fossato apparve un filo di fumo. Era un’ombra che aveva le sembianze di un giovane guerriero. Passeggiava nei giardini del Castello. Leggeva un libro. “Lo avviciniamo?” – disse Ran Bardula - . “Sì sì ” – rispose Rea Silvia - .
E così cominciarono a parlarsi. “Chi sei” – domandò Ran Bardula - ?
“Sono un cavaliere, sono stato servitore di Federico II e da allora, dopo un incidente di caccia al falcone dove perii, l’Imperatore stabilì che fossi seppellito nel sotterraneo del Castello, dicendomi che il mio compito sarebbe stato quello di custodire i suoi libri e tutti i suoi studi, mappe e trattati. E da quando ho scoperto che vogliono trafugare questo libro, la prima copia del libro scritto da Federico, “L’Arte di cacciare gli uccelli”, il mio cuore fantasma si è messo in moto. E trascorro notti insonni. Poi mi hanno informato che la banda dei Trelawney Strayp si trova da queste parti ed è a caccia di questo libro che nasconde un gran segreto. E’ nei sotterranei. Lì non lo troveranno mai – concluse –.”
“Come ti chiami” – chiesero i due detective - . “Mi chiamo Asombro – rispose il cavaliere - . “Asombro !! – intervenne Ran Bardula - . Perdinci e perbacco!!! Asombro, un nome che desta il mio stupore. Ma sei di origine spagnola, cavaliere” – chiese Rea Silvia, che cominciava ad innamorarsene. Sono di Granada. Ho vissuto in Alhambra. E poi, dopo una serie di peripezie, raggiunsi la Sicilia e da Palermo, Federico mi condusse a Barletta, nel suo Castello. Vissi alla corte di Federico scrivendo e declamando poemi epici e suonando il flauto e la viella ma anche il salterio a percussione.” “Perdinci, per dirindi, perbacco, un poeta e un musicista e per giunta cavaliere e guerriero ma anche attore recitante? Mai visto!! Di solito i poeti sono tipi che hanno paura di tutto. Della guerra, e delle mosche e delle zanzare e della loro ombra. Sì, i poeti, spesso almeno quelli che ho conosciuto, hanno anche paura della loro ombra.” “Ma io non ho mai fatto la guerra. Solo in Spagna. Poi la poesia e la musica mi condussero a Girgenti, ma poi mi condussi, strascicando, a Palermo dove prima vissi di stenti ma con la mia arte poetica e musicale conquistai Federico e la sua magnifica corte. Bene!! Bene!! Cosa ci fate qui?”
“Asombro, noi siamo qui perché il nonno di Rea Silvia è stato rapito da una banda di collezionisti d’opere d’arte e di libri antichi.” “Prima i vostri nomi” – disse Asombro. “Sono Rea Silvia.” “Sono Ran Bardula”.
“Ma tu sei un ranocchio” – disse sorpreso Asombro -. “Sì, e con questo? Cosa cambia? Rea Silvia e io siamo amici, lavoriamo insieme e abbiamo risolto tanti casi difficili tipo assassini, scomparse, furti accaduti nella capitale. Ora siamo qui per rintracciare il nonno Joe Cacciaguida e conoscere il suo segreto.”
Asombro, forse un poco impermalito disse: “Io non faccio differenze. Allora andiamo. Vi faccio fare un volo sulle città.” “Ben benone! Perdinci e perbacco, per dirindi, per pantalone e pulcinella, ma che divertimento. E come voliamo.” “Vi porto sulle mie ali fatte da parole antiche. Salite sulle mie spalle poetiche che vi porto a fare un giro. Anzi prendiamo l’aquilone perenne. Vado a prenderlo dal sotterraneo. Aspettatemi qui.” E scomparve.
Il cavaliere Asombro arrivò invece dall’alto con una piccola mongolfiera. I due detective salirono. E cominciarono a volare. Raggiunsero prima Castel del Monte. Girarono e girarono sul Castello posto sulla collina murgiana poi virarono verso Trani e osservarono, sempre dall’alto, il Castello Svevo lì ubicato ma Asombro disse che voleva condurli al Castello di Lagopesole e da Lagopesole disse, “raggiungiamo i sassi di Matera dove si trova un Topolino che vorrei farvi conoscere. E’ veramente un topo simpatico. Lì faremo una sosta.” E Rea Silvia: “ Sì va tutto bene, ma Asombro, noi dobbiamo trovare mio nonno. Chissà che fine ha fatto.” “Non ti preoccupare – rispose Asombro - , non preoccupatevi è mio pensiero aiutarvi a ritrovare il nonno. Ma intanto mentre siamo tra le nuvole vi declamo qualche poesia. Poi capirete a cosa servono i poeti.” “No! No! Asombro. Siamo stufi di ascoltare poesie. A scuola ne abbiamo avuto ben donde. Asombro, intanto dicci quello che prevedi di fare” – concluse Rea Silvia -. “Allora Asombro un po' deluso dal disinteresse mostrato verso le sue poesie, rispose, “dunque, per le mille facce della luna, per le storie delle mille una notte e per Sancho Panza e per i mille mulini a vento.” “Ohhhh!! Ohhhhh! Ma quanto sei sapiente – aggiunse Ran Bardula – mi piaci tanto. Conosci addirittura i classici. Io non tanto. Bravo Asombro!!” “Non mi distraete aggiunse il cavaliere poeta- . Ecco il Castello di Lagopesole.” “Bello visto dall’alto” – urlarono i due investigatori - .
“E adesso – urlò felice Asombro – andiamo a Matera, nei quartieri dei sassi. E’ lì che si nasconde il nonno, è lì che dobbiamo cercare. Ne parliamo con Topolino. Io lo conosco bene. Gli ho insegnato a leggere e a scrivere, ma anche a disegnare. E gli ho insegnato la storia medievale.” “La storia medievale!!” – urlarono Ran e Rea. Allora portaci tra i sassi.”
E così quando atterrarono in una radura presto raggiunsero i sassi. All’inizio c’era molta confusione. Turisti e turisti. Ma il fantasma donò ai due investigatori il dono dell’invisibilità e quando lo scovarono in una grotta, scoprirono che Topolino, dormicchiava. Lo svegliarono. E dopo aver fatto conoscenza chiesero dei Trelawney Strayp. E Topolino disse di non badare a loro. Li aveva incarcerati con una trappola, quella della fame e del vino. Da loro aveva saputo dove nascondevano il nonno e lì sarebbero andati a prenderlo.
Dopo ridiscese e risalite, dopo tanta ansia e dopo tanta paura finalmente raggiunsero il nonno che si stava guardando nello specchio mentre ripeteva ad alta voce e versi di Dante Alighieri in cui si racconta di Paolo e Francesca. “Quanti poeti” – pensò tra sé Ran Bardula -. “Quante poesie conosce il nonno Cacciaguida” – pensò Rea Silvia. Mentre tutti abbracciavano il nonno, Toplolino scomparve. Risalirono insieme sulla Mongolfiera. E Asombro disse: “Torniamo a Barletta.” Il nonno fu preso da una lieta allegria, volando e volando sulle città e sui paesi. Spesso li riconosceva e ne parlava mentre Rea Silvia emozionata, quasi piangeva, presa da una irrefrenabile gioia. Ran Bardula si impegnò a far scendere il nonno dalla mongolfiera e mentre Asombro scompariva nel vento i tre si ritrovarono nell’Hostaria del Sole a raccontarsi lo scampato pericolo del nonno e la strana avventura vissuta con Asombro. E del libro originale di Federico II “L’Arte di cacciare gli uccelli”, nessuna traccia. Forse avrebbero dovuto informare il poeta Asombro di voler incontrare Re Manfredi. Ma il fil di fumo era scomparso, non c’era stato tempo.