Il giallo

Trani, per sfuggire all'arresto si spaccia per il fratello

Linda Cappello

Un 46enne di Trani è stato arrestato e poi scarcerato per sostituzione di persona

Aveva l’obbligo di dimora a Trani ma qualche sera fa si era allontanato dal comune di residenza per raggiungere un parcheggio di Bari Santo Spirito. A bordo di un’auto in cui sono stati rinvenuti arnesi da scasso.

È ancora avvolto in un alone di mistero l’episodio che ha come protagonista L.S., 46enne di Trani, già noto alle forze dell’ordine.

Gli agenti della questura del capoluogo pugliese lo hanno posto agli arresti domiciliari con le accuse di sostituzione di persona e false attestazioni sulla propria identità, ma dopo l’udienza per direttissima è stato scarcerato.

Questi fatti. La sera del 23 ottobre scorso arriva alla centrale operativa della Questura una segnalazione anonima. L’ignoto interlocutore comunica agli agenti che L.S. si stava recando in un parcheggio di Bari Santo Spirito a bordo di un’Audi per affrontare il padre della sua compagna, con il quale nella mattinata aveva avuto un diverbio piuttosto acceso. E aggiunge: «Probabilmente è armato».

A quel punto i poliziotti si attivano immediatamente e raggiungono il luogo indicato dalla segnalazione. Dopo qualche minuto arriva l’Audi, con a bordo L.S. ed altre tre persone, tutte con precedenti.

Come da prassi scattano i controlli e le perquisizioni. Nel cofano dell’auto era custodito un piede di porco, mentre nella borsa di una degli occupanti c’era un taglierino.

L.S. viene poi sottoposto ai rilievi dattiloscopici, in seguito ai quali si scopre che, in realtà, aveva fornito le generalità del fratello. A questo punto gli agenti comunicano l’accaduto al pubblico ministero di turno della procura di Bari Larissa Catella, che dispone per l’uomo gli arresti domiciliari. Il 46enne, però, non ha armi con sè, e viene sottoposto alla prova dello stub, con esito negativo.

In sede di processo per direttissima, l’avvocato Enrico Alvisi eccepisce l’inutilizzabilità delle annotazioni di polizia giudiziaria in merito alle dichiarazioni rese dagli informatori anonimi. E aggiunge che l’assenza del rinvenimento di armi da fuoco dimostra che non ci sono ulteriori prove a carico dell’indagato.

Una tesi che trova pieno accoglimento da parte del giudice, che motiva così la scarcerazione: « In punto di esigenze cautelari - scrive il magistrato - non sono stati acquisiti sufficienti elementi in base ai quali ritenere che l’imputato, se lasciato in libertà, potrà commettere reati della stessa specie di quello per cui si procede, la circostanza che abbia commesso il fatto mentre era sottoposto ad una misura cautelare non custodiale non è espressiva di un legame qualificato rispetto al fatto per cui si procede».

L’avvocato Alvisi ha poi chiesto termini a difesa e l’udienza è stata aggiornata al prossimo marzo. 

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