il caso

«Il futuro dell’ex Cartiera? Decida il Consiglio comunale di Barletta»

Maria Pia Garrinella

La decisione del Tar Puglia, dopo il ricorso presentato dai proprietari sul provvedimento che negava il permesso di costruire

BARLETTA - Cosa ne sarà dell’ex Cartiera di Barletta, diventerà un albergo oppure no? Sulle sorti di quell’ex area industriale ci si è, ovviamente, interrogati anche durante l’ultima campagna elettorale e ora una risposta arriva dal Tribunale amministrativo della Puglia, secondo cui, a deciderlo dovrà essere il Consiglio comunale. È quanto dispone la sentenza del Tribunale amministratrivo regionale della Puglia, sezione III, dopo il ricorso dei proprietari di quell’area (Immobiliare Parco Verde srl, Cosedil di Prascina Giuseppe & C sas, Fiori srl, La Rosa srl, Vox Company srl) per l’annullamento del provvedimento con cui, nel 2016, il Dirigente comunale del Settore Politiche attive di sviluppo – Sportello unico per le attività produttive, negava loro il permesso di costruire.

Insomma, secondo il giudice amministrativo c’è un vizio di incompetenza: non è il dirigente il soggetto competente a decidere su tale punto ma il Consiglio comunale in base a quanto, trattandosi di un permesso di costruire in deroga, disciplinato dal ex articolo 14, comma 1 bis, del DPR n. 380/2001, che consente una deroga alla destinazione della zona per gli interventi di ristrutturazione edilizia “…previa deliberazione del Consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico limitatamente alle finalità di rigenerazione urbana”. Il permesso di costruire veniva negato dagli uffici comunali e la deroga ritenuta dagli stessi inammissibile in riferimento “all’asserita impossibilità di classificare l’attività alberghiera come attività produttiva, con conseguente necessità di una previa variante allo strumento urbanistico generale”, si legge nella sentenza. Ovvero, ricadendo l’area in cui sorge l’ex insediamento industriale nella cosiddetta Zona omogenea D del Piano regolatore generale, destinata agli insediamenti produttivi e non a realizzare alberghi.

Secondo il giudice amministrativo, le valutazioni del dirigente comunale, “preliminari e traccianti”, avrebbero precluso la valutazione spettante al Consiglio comunale. In sostanza, essendo il permesso in deroga uno strumento eccezionale previsto dal legislatore, in merito ad esso anche la decisione esula dalle competenze ordinarie del dirigente, “circoscritte all’interno del perimetro della valutazione di conformità degli interventi edilizi agli strumenti urbanistici vigenti.”
Il Tar dunque ha accolto il ricorso della proprietà per incompetenza del dirigente del settore a definire l’istanza che va, dunque, rimessa alla valutazione discrezionale del Consiglio comunale. In sintesi, secondo il giudice amministrativo, “la determinazione dirigenziale di non sottoporre la pratica al competente Consiglio per una pretesa di non assimilabilità delle strutture alberghiere agli impianti produttivi, finisce con l’impedire l’esercizio di un potere discrezionale spettante al Consiglio e con il fare prevalere una interpretazione abrogante della richiamata norma di legge”.

Nel merito della questione, dunque, si esprimerà la massima assise cittadina. Intanto il Comune di Barletta è stato anche condannato alla refusione delle spese del giudizio in favore dei ricorrenti. Come accoglierà la “politica” tale orientamento, visto che da decenni sembra incapace di scrivere una parola sull’assetto urbanistico della città di Barletta, con un piano regolatore vecchio di oltre 50 anni e un Pug, il nuovo strumento urbanistico, che resta in fase poco più che embrionale, fermo all’approvazione del Documento Programmatico Preliminare (DPP) del 2019 in Consiglio comunale e a una bozza di circa un anno fa che però deve scontare tantissime fasi costitutive e approvative? Vorrà e saprà assumersi la responsabilità di esprimersi su una questione così spinosa e dividente? Nel 2019, su sollecitazione di associazioni e architetti, era stato anche chiesto di avviare l’iter per la “dichiarazione di interesse culturale” dell’ex cartiera, una richiesta su cui il parere è stato negativo, come risulta dal verbale della riunione della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Puglia del 14 luglio 2020, “non ritenendo sussistenti i requisiti” a tale riconoscimento.

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