Il caso
Barletta, Sciopero della fame nella sede dell’Anglat contro la discriminazione verso i disabili
La protesta del presidente Lauroia contro l’ordinanza di sfratto dell'Autorità portuale
Barletta - «Oggi 28 maggio in base al decreto dell’Autorità Portuale noi dell’Anglat – SportInsieme Sud siamo sfrattati. E oggi inizia la mia protesta, rinchiuso nella sede, inizio lo sciopero della fame contro un sistema restrittivo, distruttivo e offensivo che ha deciso di chiudere una struttura con tutte le attività marinaresche, offendendo la Costituzione e tutte le persone con disagio e disabilità».
Così, venerdì sera, Rino Lauroia - presidente dell’Anglat SportInsieme, associazione che da anni si occupa di pratiche e attività sportive a favore dei disabili, ha annunciato la forte protesta con un post su Facebook.
Una protesta maturata alla luce dell’ordinanza di sfratto a cura dell’Autorità Portuale dai locali della sede dell’associazione all’interno dell’area del porto cittadino. Una decisione che Lauroia e i soci della suddetta associazione contestano apertamente per una serie di ragioni esposte proprio alcune ore prima di assumere la protesta dello sciopero della fame.
Da oltre 15 anni, l’Anglat-SportInsieme beneficia di una sede, previa concessione e pagamento di un canone, strutturata per dare la possibilità a cittadini disabili di cimentarsi in attività del mare.
Concessione che l’Autorità Portuale ha revocato con relativa ordinanza di sgombero dei locali adducendo motivazioni inerenti la sicurezza data la presenza nelle vicinanze del sito di serbatoi di carburante.
Ragioni che Lauroia ha avversato e spiegato nel corso dell’incontro coi giornalisti, l’altra mattina: «Noi siamo troppo vicini ai serbatoi? Mah! Dal serbatoio più piccolo ci sono 25,52 metri, mentre la struttura degli uffici e quella del comandante si trovano semplicemente a 22,85 metri. Come mai il pericolo è solo per noi?» L’Autorità Portuale ha proposto il trasferimento della sede dell’associazione in un prefabbricato sempre nell’area portuale.
«Una vera ipocrisia e presa in giro alla categoria - ha sostenuto Lauroia - la nuova sede di cui parlano ne abbiamo solo preso visione e non accettata, si tratta di una struttura in finto legno in pessimo stato interno larga circa due metri e circa 10 metri di lunghezza, mettendo un armadietto 2 carrozzine hanno difficoltà a muoversi, oltre al caldo estivo e il freddo invernale, sono inesistenti allacciamenti luce, fogna e acqua».
Lauroia ha lanciato un appello alle autorità competenti facendo leva sul prevalere del buonsenso affinchè si possa trovare una soluzione. Ma ad oggi non si è fatto vivo nessuno.
Così, già da venerdì sera, quasi anticipando la circostanza di un appello inascoltato e allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, Lauroia ha deciso lo sciopero della fame barricandosi nella sede dell’associazione.
Sulla vicenda interviene Grazia Desario, presidente Bat di Italia in Comune. «Secondo l’Autorità portuale, la presenza dei serbatoi di gasolio mette a rischio la sicurezza delle persone e pensa bene di revocare, anticipatamente, il contratto di concessione in uso con l'Anglat, dimenticando, però, di tutelare quella della guardia costiera e quella delle compagnie portuali. Bizzarra come decisione! Visto che nei programmi di lavoro è previsto che i serbatoi debbano essere dismessi, si proceda celermente in questa opera senza disuguaglianze per chi già le vive quotidianamente. Le istituzioni hanno solo il dovere di tutelare le categorie fragili, non il diritto di distruggere un progetto di inclusione sociale, oltretutto con azioni forti e discriminatorie».