Paura nel nordbarese

Bisceglie, gambiano con sospetta tubercolosi scappa dall'ospedale: rintracciato

Luca De Ceglia

È stato rintracciato e sottoposto agli accertamenti: non si conoscono ancora i risultati, ma non c'è rischio epidemia

Una diagnosi temporanea di «sospetta tubercolosi» su un giovane africano proveniente dal Gambia, che durante gli accertamenti in corso presso l’ospedale «Vittorio Emanuele II» si era reso irreperibile, si è trasformata in una caccia all’uomo da parte dei carabinieri della locale Tenenza. Il caso ha fatto il giro dei siti internet, con la diffusione della fotografia dell’uomo al fine di rintracciarlo quanto prima, generando un inevitabile allarmismo tra i cittadini.
Una prevenzione oltre misura, forse scattata per la presenza in città di numerosi commercianti africani per la festa patronale in onore dei Santi Martiri Mauro Vescovo, Sergio e Pantaleone.

L’uomo, impaurito, è stato poi rintracciato ieri mattina in territorio di Bitonto dai carabinieri e ricondotto presso il reparto di malattie infettive dell’ospedale biscegliese, dove giovedì 8 aveva rifiutato di sottoporsi ai prelievi dei campi per poi allontanarsi. Il cittadino dello Gambia era approdato a Bisceglie l’8 agosto per lavoro. Ma per le sue precarie condizioni salute si è recato al pronto soccorso dell’ospedale «Vittorio Emanuele II» da dove poi è stato richiesto l’intervento del personale del reparto «Infettivi» per «sospetta tubercolosi».
Nel frattempo, il paziente in osservazione è sparito. Di rito la segnalazione del caso ai carabinieri. Insomma si è generato un inutile allarmismo, non essendoci – dicono i medici di turno - alcun rischio di epidemia. Peraltro la tubercolosi non è stata ancora accertata e confermata. Si resta in attesa dei risultati dell’analisi del tampone in laboratorio. Ora il paziente africano è stato ricoverato in stato di osservazione.

La tubercolosi sembrava relegata tra le malattie d’altri tempi ormai debellate. Invece così non è. Lo confermano i frequenti ricoveri di persone affette dalla Tbc, in osservazione ed isolamento nel reparto di malattie infettive. La temibile tubercolosi si contrae per via aerea (attraverso saliva, starnuti o colpi di tosse) ed è più subdola con i soggetti deboli già con gravi patologie e quindi con un abbassamento delle difese immunitarie.
I dati per l’Italia (dal sito Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica) provengono dal sistema di notifica dei casi di tubercolosi (Tbc) del ministero della Salute e costituiscono il flusso informativo ufficiale, cui si fa riferimento per il monitoraggio dell’andamento della malattia in Italia. Nel cinquantennio dal 1955 al 2008 il numero annuale di casi di Tbc registrati nel sistema di notifica nazionale è passato da 12.247 a 4418. I dati più recenti relativi all’Italia sono pubblicati del documento congiunto Ecdc e Oms Europa «Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2019» e confermano che l’Italia rientra tra i Paesi a bassa incidenza di malattia (<20/100.000).

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