TRANI - Ha atteso la fine dell’ultima partita di campionato e poi, con la complicità di tutta la squadra, ha compiuto il gesto più romantico della sua vita: una proposta di matrimonio al capitano del gruppo che allena da ormai due anni.
Il protagonista di questa bella storia è Francesco Mannatrizio, tecnico dell’Apulia Trani (serie B femminile): dopo 14 anni di fidanzamento, rompendo ogni schema ed in barba a qualsiasi tattica, ha ufficialmente chiesto la mano della sua prediletta, Irene Spallucci, bandiera della squadra di calcio femminile della città.
Lo stadio Comunale è stato teatro del grande gesto. Finita la partita con la Virtus Partenope, l’allenatore ha chiesto alle sue giocatrici di indossare delle magliette speciali, delle divise fatte realizzare non più tardi di venerdì e consegnate in extremis alla vigilia del match. Quando si sono posizionate sul terreno di gioco, le giocatrici hanno composto la fatidica scritta che ha lasciato senza parole il capitano, ignaro di tutto. “Mi vuoi sposare?”: domanda che non ammette repliche e che ha fatto gol nel cuore della giocatrice. Tanta l’emozione, condivisa anche dal pubblico presente allo stadio.
Dopo l’abbraccio, Mannatrizio ha sorpreso ancora la sua compagna: si è inginocchiato come richiede il protocollo ed ha offerto alla promessa sposa un anello speciale, realizzato con una cannuccia dalla stessa ragazza la bellezza di 14 anni fa, durante uno dei primissimi appuntamenti. Mannatrizio, da allora, lo aveva custodito gelosamente: adesso è tornato sulla mano di chi lo aveva confezionato agli albori di questa storia tutta speciale, nata in una segreteria di partito e poi consolidata grazie anche alla passione comune per il calcio, seppur seguendo strade differenti (Mannatrizio guidava squadre maschili mentre Spallucci muoveva i primi passi con l’Oratorio Trani).
“Quando la vidi giocare la prima volta le dissi di cambiare sport”, ricorda sorridendo Mannatrizio. Il giudizio tecnico, col tempo, è mutato, quello estetico no. Un amore a prova di bomba, anche quando i due si sono ritrovati nello stesso spogliatoio. “Sul campo da calcio abbiamo messo da parte la natura speciale del nostro rapporto, come è giusto che sia in questi casi. Molte giocatrici della squadra neanche sapevano che fossimo fidanzati”. Fuori, ovviamente, è tutta un’altra storia: “Dopo 14 anni, avevamo fisiologicamente cominciato a pensare al matrimonio, ma non avevamo ancora stabilito nulla. E’ stato tutto improvvisato, ma alla fine ciò che conta è il risultato”. Storia a lieto fine, dunque, anche per chi continua a sostenere che calcio e romanticismo possano viaggiare sullo stesso binario.
















