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Basilicata, la seconda occasione per chi ha sbagliato: al via i percorsi di inserimento al lavoro per i carcerati

 
La seconda occasione per chi ha sbagliato

Le azioni del progetto «Vale la pena lavorare» sono finanziate, per una spesa di circa 1,4 milioni di euro, con l’obiettivo di potenziare l’inclusione sociale delle persone

Lunedì 18 Novembre 2024, 14:14

La Regione Basilicata ha approvato un progetto denominato «Formazione e Inclusione: Servizi e misure di inclusione area giudiziaria Vale la Pena lavorare» la cui gestione è affidata all’Arlab, l’agenzia regionale per il Lavoro e l’Apprendimento Basilicata. Le azioni del progetto «Vale la pena lavorare» sono finanziate, per una spesa di circa 1,4 milioni di euro, con l’obiettivo di potenziare l’inclusione sociale delle persone ospitate nelle Case circondariali lucane e quelle in carico al sistema dei servizi territoriali «Uepe», acronimo di Uffici di Esecuzione Penale Esterna, e Ussm, l’ufficio Servizi Sociali Minorenni. Lo scopo è quello di offrire una risposta alle difficoltà di inserimento lavorativo delle persone maggiormente fragili e a rischio di discriminazione.

Lo ha annunciato l’assessore allo Sviluppo Economico e Lavoro Francesco Cupparo spiegando che i destinatari sono persone che, a diverso titolo e con diverse misure, sono sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale come ad esempio detenuti e ospiti nei diversi istituti del territorio regionale, semiliberi, ammessi al lavoro all’esterno. In sostanza di tratta di persone in carico agli uffici Uepe e Ussm della Regione Basilicata sottoposte a misure alternative che comprendono, oltre ai cosiddetti «affidati» o detenuti domiciliari e liberi vigilati, o in carico per altri titoli.

«Il progetto - ha spiegato l’assessore - intende rendere disponibili azioni orientative e formative e di politica attiva (compreso il tirocinio, anche interno), accompagnate da servizi di supporto e di personalizzazione, allo scopo di sostenere le persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale in percorsi di reinserimento sociale fondati sul lavoro che, a partire dall'acquisizione di competenze professionali spendibili, consentano loro di acquisire autonomia e competenze utili alla realizzazione professionale e ad operare attivamente nella società. L’intervento - ha aggiunto Cupparo - in continuità con gli anni passati, è volto pertanto ad ampliare le opportunità di reinserimento socio-lavorativo di persone in esecuzione penale attraverso l'offerta di politiche attive e servizi personalizzati, con l'obiettivo dell’inclusione attiva e conseguente riduzione del rischio di povertà ed esclusione sociale. Formazione e lavoro sono precondizione essenziale per il reinserimento sociale in quanto spazio per la costruzione di relazioni sociali, occasione di autoaffermazione e di crescita personale e strumento per la riduzione delle recidive e della vulnerabilità dei soggetti inseriti nel circuito penale».

Il percorso formativo finanzia, pertanto, percorsi integrati di inserimento sociale e lavorativo attraverso interventi multiprofessionali. L’approccio è la presa in carico multiprofessionale con il coinvolgimento dei servizi sociali dei Comuni. Il progetto, quindi, tende a combattere le discriminazioni nel mercato del lavoro, attraverso il recupero e lo sviluppo delle potenzialità, soprattutto dopo la fase emergenziale sanitaria che ha determinato un maggiore isolamento nelle carceri, per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia, oltre che contribuire a ridurre lo stigma verso le persone che sono state in passato destinatarie di provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria. Attraverso l’acquisizione di conoscenze che abbiano una ricaduta sull’utilizzo degli strumenti delle politiche attive del lavoro e di quelle tecniche specifiche relative ai diversi settori di qualificazione, si tende a promuovere progressivamente uno sviluppo equilibrato della personalità, stimolando le potenzialità di crescita, di inserimento e di partecipazione sociale e lavorativa.

«L’ obiettivo generale – aggiunge Cupparo - è un efficace inserimento socio-lavorativo, attraverso una pluralità di strumenti e misure, dalla formazione d’aula o di tipo laboratoriale, ai tirocini interni ed esterni, alla partecipazione ad attività di mentoring. Gli interventi progettuali considerano le caratteristiche dei destinatari (adulti, minori o giovani), le diverse tipologie di misure giudiziarie cui sono sottoposti (detentiva o meno), le disponibilità interne ed esterne di luoghi formativi (compresi i contesti lavorativi nei quali realizzare le attività), oltre alle effettive prospettive occupazionali del territorio. I percorsi individuali multiprofessionali sono articolati in una serie di azioni rivolte all’inserimento sociale e lavorativo dei destinatari finalizzati ad orientare e accompagnare i destinatari in azioni di rafforzamento personale e sociale e in azioni di inserimento lavorativo».

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