Il caso

Basilicata, ok all’impianto «San Sago»: l’ira dei sindaci in una lettera al ministro

Massimo Brancati

Il sito per il trattamento di scarti speciali è chiuso da dieci anni per sospetto inquinamento

MARATEA - Non si placano le proteste intorno al depuratore di San Sago, nel comune di Tortora (Cosenza), al confine con la Basilicata, dopo il rinnovo, da parte del commissario ad acta, dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'impianto chiuso da dieci anni.

«È obbligo politico stabilire se c’è compatibilità tra la ripresa delle attività di un impianto del genere in quel sito e le ripercussioni negative che una tale decisione avrà sulle economie di sviluppo turistico di una costa di tre regioni (Calabria, Basilicata e Campania), che da anni ha scelto di investire sulla sostenibilità ambientale e sulle buone pratiche». Lo scrive il comitato per la difesa del fiume Noce in una lettera rivolta al ministro Gilberto Pichetto Fratin che si apre con il disappunto per il rinnovo dell'Aia, arrivato nello stesso giorno in cui era fissato l'incontro con il titolare del dicastero dell'Ambiente. Nella missiva il comitato racconta che «dopo 5 ore di viaggio e dopo aver percorso oltre 400 chilometri», la delegazione composta da amministratori comunali e rappresentanti di associazioni (in tutto 11 persone) era puntualmente al ministero per incontrare Pichetto Fratin. A riceverla, nella sala riunoni, proprio il commissario ad acta, Paolo Cagnoli, «dal quale si è appreso del parere favorevole Aia già espresso e già regolarmente inoltrato agli enti interessati». Da qui l'amarezza del comitato: «Dirle che siamo rimasti letteralmente sconcertati - si legge nella lettera rivolta al ministro - rende pochissimo l’idea del nostro stato d’animo di quel momento».

Secondo sindaci e associazioni ambientaliste dei comuni coinvolti (una decina in tutto tra lucani e calabresi) è in gioco il futuro del turismo sulla costa Tirrenica, dalla bassa Campania passando per Maratea fino alla Calabria settentrionale. «C'è poi da rispettare un principio di cautela – evidenzia ancora il comitato nella lettera rivolta al ministro dell'Ambiente- in un'area a rischio idrogeologico per le possibili esondazioni del Noce e del torrente Pizinno, nell’alveo dei quali è collocato l’impianto, e per altrettanto probabili eventi franosi del costone roccioso ad esso sovrastante». Ad avviso del comitato, inoltre, «è paradossale autorizzare la riapertura di un sito come quello di San Sago in un territorio con ben 11 aree ambientali protette». Intanto, ieri sera, si è svolta l'attesa seduta aperta del consiglio comunale di Tortora al quale hanno partecipato i paesi toccati dal fiume Noce. L'orientamento di sindaci e associazioni ambientaliste è quello di fare ricorso al Tar della Calabria contro l'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero. Il depuratore di San Sago era stato sequestrato e disattivato nel 2013 dalla Guardia di finanza, a conclusione di un'indagine su presunti sversamenti illeciti. Dopo il trattamento, le acque provenienti dall'impianto finiscono nel torrente Pizzino per confluire poi nel fiume Noce che sfocia nel Tirreno, tra la frazione Castrocucco di Maratea (Potenza) e Marina di Tortora (Cosenza).

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