studio internazionale
Da Berlino in Basilicata, gli esperti del passato sulle tracce di Federico II
Docenti universitari tedeschi e austriaci in cerca delle antiche dimore sveve e normanne nel Sud Italia. Un patrimonio da riscoprire
PALAZZO (Potenza) - L’Università di Berlino sulle tracce di Federico II. E le rotte dell’imperatore portano anche in Basilicata. È in corso, in questi giorni, un progetto di ricerca internazionale sui castelli federiciani della Basilicata, promosso dalla Humboldt-Universität zu Berlin e diretto dal prof. Kai Kappel, docente di Storia dell'architettura e dell'urbanistica. Si tratta di un’indagine per analizzare la dimensione architettonica e le fasi di realizzazione delle residenze normanna e sveve del Mezzogiorno d’Italia, tra cui i castelli di Lagopesole e di Palazzo San Gervasio, nel territorio lucano, visitati da Kappel che per l’occasione è stato accompagnato dal collega Klaus Tragbar dell’Università di Innsbruck e da Mario Saluzzi, già conservatore della Pinacoteca d’Errico di Palazzo, attuale consigliere comunale e promotore di numerosi progetti culturali internazionali. Nell’antica dimora a Palazzo le visite riprenderanno a partire dal prossimo mese di marzo, ma al suo interno già ci sono state interessanti interlocuzioni tra esperti del settore, da Nicola Montesano, medievista e autore del volume «San Gervasio. Palazzo dei Re» a Luigina Tomay che guida la Soprintendenza di Basilicata, dall’archeologa Sabrina Mutino alla direttrice regionale dei musei Anna Maria Mauro.
Dalle ricerche sul castello palazzese, inserite nel volume di Montesano, emerge che il nucleo fortificato fu oggetto di azioni di ampliamento da parte di Federico II e di completamento da parte di Manfredi, in modo da adeguarlo alle esigenze sia residenziali, intervenendo sugli ambienti interni dei livelli superiori, sia zootecniche e produttive, sistemando il cortile, il porticato per governare i cavalli e le scuderie. Il Palatium di San Gervasio è stato sede di un importante centro di allevamento e cura di cavalli, avviata da Manfredi con un programma di selezione delle razze, attraverso un impegno multidisciplinare, sia scientifico nel campo dell’innovazione e della sperimentazione veterinaria, sia tecnico nell’allevamento e nell’addestramento dei cavalli destinati agli usi bellici e da parata. Proprio il particolare legame di Manfredi con questa domus ha portato Montesano ad ipotizzare che sia stato il castello di San Gervasio il luogo in cui venne alla luce il figlio prediletto dell’Imperatore svevo. Secondo Montesano, infatti, recarsi a San Gervasio era per Manfredi come tornare a casa.
L’azione di studio e di promozione avviata a livello locale da Saluzzi per la valorizzazione della domus palazzese - che nel frattempo, grazie alla volontà del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, ha visto finanziare il completamento del suo restauro cominciato nel 2010 - fin da subito ha coinvolto studiosi e attori istituzionali operanti sul territorio regionale, coordinati da Antonio Clinco responsabile dell’Utc di Palazzo. Oggi il raggio d’azione dello studio varca i confini regionali e si aggancia alla Germania, ripristinando legami storici che hanno visto il Mezzogiorno d’Italia parte integrante e fondamentale dell’impero svevo.