lA CITTà CHE (NON) CI PIACE

Bari, la straziante città dei senza tetto

rosanna volpe

Circa 600 i clochard accolti nelle strutture, una novantina dorme per strada

C’è una violenza subdola che striscia per le strade della città. Una violenza spesso etichettata come «bravata», che in realtà si manifesta sotto forma di molestie e che talvolta degenera in aggressioni fisiche. Alessandro (nome di fantasia) è l’ultima vittima in ordine di tempo. A pochi passi dalla Chiesa Russa dormiva sulla panchina che ogni sera lo ospita. Un gruppo di minorenni, composto anche da ragazze, gli ha chiesto una sigaretta e, subito dopo, ha iniziato a provocarlo. Prima sfilandogli la coperta, poi offendendolo pesantemente. Dalle parole ai fatti: l’uomo è stato picchiato con calci e pugni. Alessandro ora ha paura. Si è rifugiato a casa di sua cugina. «Per ora resto qui», ha riferito agli operatori sociali.

La sua storia non è un caso isolato. Solo pochi giorni fa, in viale Capruzzi, un uomo si è accanito contro un clochard che dormiva a ridosso di una saracinesca abbassata. «Devo essere libero di attraversare la strada senza avere sotto gli occhi queste scene», avrebbe ripetuto. Non si è fermato alle parole: ha colpito il senzatetto, che inizialmente è rimasto immobile, poi si è rialzato tentando di difendersi. In pochi istanti si è arrivati alle mani. Solo l’intervento dei volontari ha evitato il peggio.

«Il clima di violenza e di frustrazione è diffuso – spiega Michele Tataranni, da anni punto di riferimento dell’associazione In.Con.Tra. Ce ne accorgiamo durante i nostri interventi. Accade ormai quotidianamente che i più giovani molestino chi dorme per strada. Le offese, ma anche gli schiamazzi, feriscono queste persone fragili come coltelli. Se è vero che alcuni uomini e donne scelgono di vivere in strada, non dobbiamo dimenticare che per molti altri il marciapiede rappresenta l’ultima spiaggia. Subire umiliazioni immotivate crea ferite profonde e una frattura con il resto della comunità. Così come accaduto ad Alessandro, il clochard aggredito giovedì sera che convive con l’amarezza di aver perso in pochi anni un lavoro, una casa e una famiglia e che oggi deve superare anche questo trauma».

Sono circa seicento i clochard accolti nelle strutture, mentre una novantina dorme stabilmente per strada. Storie spesso simili tra loro: vite complesse, segnate da difficoltà, traumi e mancanza di opportunità. Storie quasi sempre drammatiche, che raccontano le sfide di chi affronta la vita senza una casa, alla ricerca di normalità e dignità. Di notte avvolti nei sacchi a pelo blu agli angoli delle strade, di giorno lavoratori precari, spesso pagati a giornata. Quando il lavoro c’è. Finiscono così in una sorta di terra di mezzo: senza le risorse per costruirsi una famiglia e senza la possibilità di sostenere un affitto. Ora che il Natale è alle porte, mentre le famiglie si riuniscono, il dolore di chi è solo si acuisce.

«La notte della vigilia saremo in strada a distribuire i pacchi preparati dai nostri volontari – continua Tataranni – volontari che sono uomini e donne della nostra comunità. Questa è una città dal cuore grande, che nei momenti di emergenza sa prendere posizione. Ma stiamo vivendo un disagio sociale molto forte. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutta la cittadinanza: segnalateci la presenza di chi vive negli angoli più isolati della città, per consentirci di intervenire. Non diventiamo indifferenti. Sono persone che portano con sé un grande dolore. Spesso vengono percepite come pericolose e allontanate quando dormono vicino ai portoni dei condomini. In realtà, ad aver paura della vita, sono proprio loro».

Sulla vicenda è intervenuta anche la Comunità di Sant’Egidio che ha lanciato un appello affinché «i giorni di Natale siano un’occasione per ricostruire e allargare uno spazio di pace e di convivenza solidale attorno ad un evento che coinvolge tutti, non solo i cristiani».

Il 25 dicembre sarà organizzato «un grande pranzo di Natale nella Chiesa del Gesù a Bari vecchia, con oltre 130 ospiti: bambini, anziani, famiglie e persone sole, senza fissa dimora, rifugiati. Non lasciamo il futuro nelle mani dell’indifferenza o peggio della violenza che inquina le relazioni tra le persone e aumenta la paura nella nostra società. Costruiamo la pace e invitiamo a viverla in questo Natale con la solidarietà».

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