La questione

Torre a Mare, il porto è a secco: pescatori al collasso

Davide Lattanzi

Tempi troppo lunghi per il dragaggio, così un’attività secolare rischia l’estinzione

Un’attività storica rischia di estinguersi. Torre a Mare è un borgo tradizionalmente legato alla pesca e alla qualità dei prodotti ittici. Eppure, una pratica secolare è in piena crisi. Grave il problema del dragaggio del porticciolo: pur essendosi aperti alcuni spiragli per realizzare l’opera, le tempistiche sulla realizzazione restano incerti. E nel frattempo continuano a diminuire i pescatori: al momento se ne contano appena sette.

Il porto del quartiere a Sud è ormai completamente insabbiato: una piaga che affliggere l’intera comunità. A settembre 2024 i pescatori esposero un eloquente striscione sul molo, rivendicando l’urgenza dell’intervento. Nonostante l’affidamento tramite gara pubblica, l’opera non è ancora stata realizzata per via di un lungo contenzioso giudiziario avviato dal Consorzio Stabile Valori S.c.a.r.l. (aggiudicatario dei lavori), poi risolto in maniera transattiva e senza costi aggiuntivi per l’amministrazione comunale. Nei mesi scorsi, Palazzo di Città ha fornito la documentazione necessaria alla Regione Puglia (ente che finanzierà i lavori) e a novembre 2024 è arrivata la conferma della disponibilità a trasferire al Comune il previsto finanziamento pari a 1.695.049,46 euro. Attualmente, l’ente locale ha già preservato circa un milione su una progettazione ripartita da zero e affidata al gruppo di ingegneri che si occuperà della strategia attuativa del dragaggio. Individuata anche la ditta incaricata per il campionamento delle sabbie dei fondali. Ma tali operazioni, unite alle indispensabili autorizzazioni che dovrà fornire Arpa, tempi tecnici per ottenere il progetto esecutivo (si sperava che fosse pronto entro lo scorso luglio), iter per la gara d'appalto per i lavori di dragaggio, rischiano di fermare il porticciolo almeno fino nall’estate 2026. Inoltre, non va esclusa l’ipotesi che i fondi attualmente disponibili non bastino.

Insomma, in attesa di un intervento salvifico per la zona, i pescatori dovranno continuare ad arrangiarsi come ormai è prassi da oltre diciassette anni (l’ultimo dragaggio risale al 1998).

L’ulteriore problema riguarda la gestione dei «camerini», ovvero i box che i pescatori utilizzano per poggiare le attrezzature idonee alla loro attività. La Cooperativa del Levante li prese in gestione circa 70 anni fa, mentre negli ultimi cinque se ne occupa l’attuale cooperativa di appena sette pescatori che li ha ottenuti in affidamento diretto a fronte di un corrispettivo annuo di 3.300 euro complessivi. Alla stessa cifra i box sono anche affidati a singoli pescatori. Negli scorsi giorni si è proceduto all’accatastamento delle strutture che comunque andranno ora rimesse a nuovo. «È un onere di cui non riusciremo mai a farci carico», affermano i pescatori di Torre a Mare. «Siamo al collasso: la nostra Isee si attesta sui novemila euro all’anno, non siamo mica benestanti. Il porto è insabbiato, i box che servono i ricambi sulle attrezzature quando si va al mare, sono tutti malridotti: così è impossibile andare avanti. Il rischio di dover chiudere la pesca nel nostro quartiere è davvero concreto. E sarebbe un colpo letale per un borgo che su tale attività ha sempre fondato la sua essenza».

I pescatori implorano un confronto con le istituzioni. «Ci risulta che a Nderlalanza i box siano stati sistemati con un bando pubblico. Perché non studiare una situazione simile anche per Torre a Mare? Con i camerini rimessi a norma, potremmo varare proposte per coinvolgere tutte le associazioni e pensare di allargare il nostro statuto non soltanto per i professionisti, ma anche per gli appassionati di pesca, con un canone sostenibile. Se per il dragaggio del porto esistono tempi tecnici non accorciabili, almeno chiediamo un aiuto per non addossarci ulteriori spese. Per ora non vediamo concreti progressi sul dragaggio o su sostegni che ci consentano di proseguire dignitosamente il lavoro. Speriamo in un aiuto: altrimenti non ci resterà che alzare bandiera bianca».

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