la gara contestata
Parco della giustizia a Baru, tutto da rifare. Il Tar: la commissione riveda i punteggi per l’assegnazione del bando
Il tribunale amministrativo accoglie il ricorso del consorzio Manelli con Macob, Guastamacchia, consorzio Itm, coebo e debar costruzioni
Come in un gioco dell’oca l’appalto per l’aggiudicazione della progettazione esecutiva e la realizzazione del Parco della Giustizia nelle ex caserme “Milano” e “Capozzi” nel quartiere Carrassi di Bari torna, se non proprio al «Via», quanto meno alla casella occupata dalla Commissione giudicatrice delle offerte, chiamata dal Tar a rivedere i propri punteggi. Tra decisioni del Demanio (cui torna il pallino) e possibili ricorsi al Consiglio di Stato delle imprese, è impossibile quantificare al momento di quanto possa slittare la realizzazione dell’opera strategica (valore 300 milioni di euro) tanto attesa dal mondo giustizia.
Si può riassumere così la sentenza con la quale la terza sezione del Tar per la Puglia, in 40 pagine, ha accolto (su alcuni motivi, respingendone altri) sia il ricorso principale presentato dal Rti capeggiato da Manelli Impresa, secondo classificato nella graduatoria; sia il ricorso incidentale (su alcuni motivi, respingendone altri) dell’altro Rti, quello guidato da Costruzioni Barozzi, con Società appalti costruzioni, primo classificato. La certezza è che la graduatoria con la quale la commissione giudicatrice ha assegnato i punteggi - hanno stabilito i giudici amministrativi di primo grado - deve rimettere mano alla graduatoria, fermo restando le valutazioni della stazione appaltante, ovvero l’Agenzia del Demanio. Insomma, uno a uno e palla al centro.
Il primo ricorso al Tar era stato depositato dal Rti guidato da Manelli Impresa e composto da Debar Costruzioni, Guastamacchia, Consorzio Itm, Macob e Coebo, che contesta l’aggiudicazione a Barozzi. Le società evidenziavano un presunto errore materiale nella valutazione delle offerte e, di conseguenza, chiedevano la rimodulazione della classifica. Il principale motivo riguarda la valutazione dell’offerta tecnica da parte della commissione, con particolare riferimento al punteggio attribuito in base al protocollo «leed», che definisce la sostenibilità energetica degli edifici. Un rilevo condiviso dal Tar per la Puglia (prima sezione), secondo il quale, sostanzialmente, la Commissione ha attribuito a Barozzi cinque punti premiali determinanti per fare schizzare l’offerta a 90 punti, ma non spettanti.
Ad essere fondato, però, è anche il ricorso incidentale di Barozzi che, a sua volta, contesta alcuni profili dell’offerta di Manelli, secondo classificato con un punteggio di 86,58 punti. Secondo il Tar non è ben motivata la valutazione del requisito della «professionalità dell’impresa», un «bonus» sul quale c’è «incertezza assoluta sull’oggetto della valutazione» se cioè riferibile a un solo progetto strategico già portato a termine (la nuova sede del Consiglio regionale), o a due progetti (Consiglio regionale e nuovo ospedale San Cataldo di Taranto, formalmente non ancora ultimato).
I giudici (estensore Maria Luisa Rotondano, presidente Leonardo Spagnoletti) hanno così disposto «l’annullamento degli atti valutativi della Commissione di gara, limitatamente all’erronea attribuzione al Raggruppamento Cobar (Barozzi, ndr) di punti 90 in luogo dei punti effettivamente spettanti, pari a 85, in considerazione della non attribuibilità di 5 punti tabellari erroneamente assegnati» in relazione alla «premialità energetica» per così dire, non spettante.
Annullati anche gli atti valutativi della commissione «limitatamente all’attribuzione al Raggruppamento Manelli del punteggio» premiale sul fronte del requisito della «professionalità», sulla quale la Commissione non avrebbe specificato nel dettaglio come ha esercitato la sua discrezionalità.
Risultato: il Tar rimette il pallino nelle mani dell’Agenzia del Demanio che «compiute le valutazioni rimesse alla Commissione giudicatrice» dovrà decidere per la «eventuale conferma o annullamento dell’aggiudicazione».