il crollo
Dai puntelli al ripristino, gli accertamenti su via Pinto si allargano: ecco la super perizia sulla palazzina crollata a Bari
Il dettaglio dei quesiti cui dovrà rispondere il perito del giudice. La Procura di Bari ha chiesto di estendere l’incidente probatorio alle due imprese avevano eseguito lavori di puntellamento
Si delineano i quesiti centrali cui il perito del tribunale dovrà rispondere nel corso dell’incidente probatorio sul crollo della palazzina di via Pinto: ricostruire le cause del cedimento, verificare l’adeguatezza dei lavori di consolidamento e puntellatura, valutare l’impatto delle operazioni successive al disastro e accertare la tenuta del progetto di ripristino. Saranno questi i punti chiave dell’accertamento tecnico che prenderà forma solo dopo il 12 dicembre, quando il gip del Tribunale di Bari Chiara Maglio nominerà l’esperto incaricato.
L’obiettivo della procedura è duplice: accertare con precisione le cause del crollo e verificare la correttezza delle operazioni di messa in sicurezza e consolidamento eseguite nei mesi precedenti al disastro. Il perito dovrà dunque valutare se progettisti, direttori dei lavori, collaudatori e responsabili dell’impresa esecutrice abbiano adottato condotte negligenti, imprudenti o imperite. Una volta nominato, l’esperto effettuerà un sopralluogo tecnico nell’area del crollo e analizzerà tutta la documentazione disponibile: storia costruttiva dell’immobile, stato statico dei pilastri e delle strutture portanti, quadro lesionativo già diffuso, infiltrazioni che avevano portato allo sgombero disposto dal sindaco nel febbraio 2024.
Tra i punti centrali della perizia la verifica dei lavori di puntellatura eseguiti dopo lo sgombero e l’analisi delle fasi di progettazione e affidamento degli interventi di consolidamento commissionati dal condominio. Il tecnico dovrà inoltre verificare la correttezza delle procedure di messa in sicurezza e delle operazioni di rimozione delle macerie, chiarendo se le attività successive al crollo possano avere alterato elementi decisivi per ricostruirne le cause. Un ulteriore quesito riguarda la capacità del progetto di ripristino di garantire la stabilità statica dell’edificio.
L’esperto esaminerà anche le operazioni dell’impresa esecutrice, con particolare attenzione alla manipolazione degli elementi strutturali e alla collocazione dei puntelli, valutando se numero, tipologia e disposizione fossero adeguati. L’incarico comprende anche la rimozione controllata di tre pilastri al piano terra, nella verticale della zona di collasso, per consentire l’analisi diretta dei pilastri del piano interrato.
Intanto la Procura di Bari ha chiesto di estendere l’incidente probatorio alle due imprese che, un anno prima del disastro, avevano eseguito lavori di puntellamento, la C.N. Energia Srl e la Socedil Srl. Nel fascicolo figurano anche le compagnie assicurative individuate come responsabili civili. L’inchiesta condotta dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Bari, coordinata dalla pm Silvia Curione e dall’aggiunto Ciro Angelillis, ipotizza responsabilità a carico degli architetti Stefano Simone, Giuseppe Carlo Marano, Giuseppe Antonio Massa e Giuseppe Davide Tasso; del collaudatore Vincenzo Fanelli; e di Vito Modesto Dell’Aera, legale rappresentante dell’impresa esecutrice, al momento i sei indagati nel fascicolo per crollo colposo.
Secondo l’imputazione provvisoria, dopo l’ordinanza di sgombero del febbraio 2024 sarebbero stati predisposti interventi di consolidamento inadeguati rispetto alle reali condizioni statiche dell’edificio. Sarà dunque l’incidente probatorio a chiarire se tali condotte possano avere configurare responsabilità per negligenza o imperizia nella progettazione e nell’esecuzione degli interventi di rinforzo.