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Il quartiere Chelas a Lisbona rinasce in stile Murgia
Premiata la tesi di laurea di cinque neodottoresse del Politecnico di Bari
Un mese di stage in Portogallo, la riprogettazione di un quartiere di Lisbona, la tesi di laurea e un riconoscimento nazionale. Il lavoro di cinque neodottoresse del Politecnico di Bari si è fatto notare in occasione del 35° Seminario Internazionale e Cultura Urbana di Camerino, che vanta una lunghissima tradizione nella ricerca sull’architettura e sulla città, sia nello studio accademico sia in quello professionale. Rispetto ai 52 progetti partecipanti al Premio di Architettura e Cultura Urbana, è arrivata la segnalazione al progetto «Identità portoghese e sperimentale: innovazione nel quartiere di Chelas a Lisbona» firmato da Annalisa Aniello di Andria, Roberta Baglivo (Bari), Luana Baldini (Bisceglie), Valeria Dibenedetto (Mola di Bari) e Ilaria Impagnatiello di Maschito (Potenza).
Il progetto delle neolaureate ha trovato il plauso e l’interesse della giuria «per aver contribuito a definire uno spazio urbano coerente con l’identitarietà portoghese e per aver risolto con una struttura chiara dell’edificato la complessa morfologia del suolo».
Elaborato nell’ambito del Laboratorio di laurea «Lingua architettonica portoghese: città e maestri», del Dipartimento di Architettura, Costruzione, Design del Poliba, ha avuto come relatore e referente Poliba il prof. Matteo Ieva, che sottolinea: «L’esperienza al Seminario di Camerino rappresenta per gli studenti un’esperienza formativa importante per il confronto, la competizione e la socializzazione che si genera tra i discenti provenienti da varie sedi italiane; per l’opportunità di ascoltare alcuni relatori di fama internazionale, come Franco Purini; per l’opportunità di immergersi concretamente nel contesto reale del mondo dell’architettura assistendo alla descrizione delle opere realizzate che vengono proposte da autori noti provenienti da diversi paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’America Latina, e da professionisti. A fronte dell’acquisizione di nozioni puramente teoriche, come proposte quelle dall’Accademia nei 5 anni di corso, il Seminario di Camerino è un’opportunità straordinaria che consente – spiega il docente di Composizione architettonica e urbana - di coniugare il sapere acquisito a un reale concreto, proiettando gli studenti in una zona di mezzo tra l’esperienza universitaria e la professione».
L’edizione 2025 del Sacu, con circa 200 partecipanti tra architetti, docenti, relatori, professionisti, laureati, studenti, provenienti da Italia, Egitto, Centro Africa, Penisola iberica, Nord Europa, America Latina, si è misurata sul tema «L’Architettura e i luoghi» per riflettere su nuovi percorsi espressivi. Negli ultimi anni, l’architettura globalizzata ha prodotto opere di grande interesse ma anche una grande quantità di sottoprodotti che hanno minato il carattere dei luoghi soprattutto nei centri minori e nelle aree rurali. Le dinamiche sociali in atto, come pure i cambiamenti climatici, impongono una rinnovata consapevolezza progettuale in grado di far fronte alla complessità degli eventi.
In quest’ottica di rinnovamento si è posta la proposta progettuale condotta nella capitale portoghese dalle studentesse del Poliba. Lo stage di un mese ha permesso di eseguire uno studio accurato sull’architettura storica e moderna di Lisbona e di comprenderne i caratteri della costruzione nelle diverse fasi evolutive. È da qui che ha preso criticamente le mosse l’ipotesi poi sviluppata con la tesi presentata a Camerino. In particolare, è emerso che l’area di studio individuata nel quartiere parzialmente edificato di Chelas, nella zona di espansione compresa tra i piani di urbanizzazione degli anni ‘60, ha una configurazione morfologica del suolo molto simile a quella di alcune città pugliesi della Murgia. Il luogo, scelto perché necessita di azioni di completamento, e riqualificazione, è stato ripensato adattando ai terrazzamenti e ai dislivelli edifici residenziali e caseggiati con funzione pubblica. Inoltre, una sala concerti semi-ipogea, collocata nel cuore dell’impianto, ha qualificato i percorsi urbani valorizzando la zona «acropolica», con biblioteca e museo di quartiere, per valorizzare la percezione storica del luogo.