Il caso

Omicidio Labarile a Santeramo, la perizia psichiatrica non lascia dubbi: Bradascio era capace di intendere e di volere

La psichiatra nominata dalla Corte d’Assise di Bari conferma che l’imputato, pur affetto da semi infermità mentale, comprendeva le proprie azioni al momento dell’aggressione: picchiò l'assicuratore così forte da ucciderlo

Nel momento dell’omicidio di Luigi Labarile, commesso a Santeramo in Colle (Bari) il 22 settembre 2023, l’imputato Francesco Bradascio era «capace di intendere e di volere». A dirlo, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bari, è stata la psichiatra Felicia Russo (nominata dalla Corte per eseguire una perizia sull'imputato), che ha sostenuto come Bradascio, nonostante sia da tempo affetto da semi infermità mentale, fosse comunque in grado di comprendere cosa stesse succedendo.

Quel giorno, secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dalla pm Carla Spagnuolo, Bradascio entrò nell’agenzia assicurativa di Labarile e chiese di usare il bagno. Al rifiuto del titolare, ex consigliere comunale di Santeramo, Bradascio lo avrebbe aggredito «per futili motivi» per poi colpirlo «ripetutamente», si evidenzia nel capo d’imputazione. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, furono i colpi ricevuti a causare la morte di Labarile.

L’accusa, inizialmente, era di omicidio preterintenzionale - dalle prime ricostruzioni sembrava che Labarile fosse morto dopo essere caduto e aver battuto la testa - ma poi è stata riqualificata in omicidio volontario aggravato. Nel processo sono costituiti parte civile la moglie e le due figlie di Labarile, assistite dall’avvocato Giovanni Moramarco. Il processo proseguirà nella prossima udienza del 13 ottobre.

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