il caso

Bari, tornate in servizio le vigilesse accusate di contatti con i clan. Il Comune: impugneremo la sentenza

isabella maselli

Le due donne erano state licenziate dopo le intercettazioni dell'inchiesta Codice Interno, ma i giudici del lavoro le hanno reintegrate: per loro solo una sospensione

BARI - Il Comune ha formalmente riammesso in servizio le due vigilesse licenziate a marzo 2024 per il loro coinvolgimento (mai indagate, solo citate negli atti) nell’inchiesta «Codice Interno» sulle presunte infiltrazioni mafiose nelle attività economiche, amministrative e politiche della città che vede ora alla sbarra più di 100 persone (tra cui l’ex consigliera comunale Mari Lorusso e il marito Giacomo Olivieri, accusati di aver «comprato» i voti dei clan).

Nel provvedimento con il quale l’amministrazione ha preso atto della decisione del Tribunale che ha annullato i licenziamenti, si fa però presente che il Comune «si riserva di impugnare» la sentenza.

L’ACCUSA All’indomani del blitz di febbraio 2024, la Procura aveva trasmesso al Comune una nota con la quale informava della «condotta tenuta» dalle dipendenti, con tanto di intercettazioni su presunti legami con un esponente del clan Parisi di Japigia, Fabio Fiore (imputato in «Codice Interno», all’epoca, nel 2017, incensurato). Tre gli episodi contestati, risalenti al 13 luglio e al 4 novembre 2017 per entrambe e al 6 febbraio 2018 per una sola delle due. Nei primi due, dopo aver fatto una multa, «a fronte di minacce ricevute dal trasgressore», avrebbero «insistentemente richiesto la protezione di una persona appartenente a noto clan malavitoso (Fabio Fiore, ndr) riconoscendone il potere al fine di una propria tutela».

Conseguentemente nei loro confronti erano stati aperti procedimenti disciplinari. Entrambe...

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