serie b
Tovalieri scuote il Bari: «Riconquista la gente»
«Ho pianto per la malattia di Protti, ma vedrete... vincerà lui»
Correva l’anno 1995. La trentatreesima e penultima giornata del campionato di serie A cadeva il 28 maggio. Giornata memorabile per il Bari che riusciva nell’impresa di violare San Siro battendo il Milan per 1-0. È questa l’ultima vittoria dei biancorossi sul campo dei Diavoli rossoneri. A firmarla, il “Cobra” Sandro Tovalieri con un gol nella ripresa (minuto 63) portatore degli ultimi tre punti di una stagione condita dall’altro successo sullo stesso campo, ma sponda Inter, col risultato di 2-1 alla sesta giornata del 16 ottobre ‘94. Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Con biancorossi e rossoneri che non incrociano i loro destini da quattordici anni. Assenza temporale che si interromperà domenica prossima per l’appuntamento inaugurale della Coppa Italia «FrecciaRossa». Un Milan-Bari all’orizzonte molto diverso dai tanti precedenti tra le due formazioni. Condizione contingente legata soprattutto al presente di un Bari impantanato nel campionato di B avendo persino calcato il fango dei torni minori per via del fallimento. Il presente racconta di una squadra fortemente rinnovata dopo l’avvento di mister Caserta in panchina al posto di Longo. E di una stagione pronta al via con diversi punti interrogativi rispetto alle attese dei tifosi (la maggior parte scettici sui propositi societari come dimostra l’emorragia degli abbonati) e agli obiettivi da raggiungere. Tanti argomenti sul tavolo attorno al quale, idealmente, si siede proprio Sandro Tovalieri.
Tovalieri, partiamo dal passato. Che ricordi conserva di quel suo gol al Milan di trent’anni fa?
«Ho un ricordo bellissimo perché era la prima volta nella storia che il Bari vinceva a Milano contro il Milan. Vincere e segnare il gol decisivo in uno stadio importante fu determinante dal momento che ci consentì di ottenere la salvezza con una giornata di anticipo. Raccolsi un cross di Gautieri, infilai il portiere in seconda battuta con una botta di collo destro. C’erano migliaia di tifosi, sempre numerosi soprattutto negli stadi grandi come San Siro e l’Olimpico. Una bella emozione, al pari della doppietta nella sconfitta per 3-5 dell’andata al San Nicola. Il Milan di quei tempi era uno squadrone imbattibile. Regalammo una grande felicità alla città e ai tifosi del Bari. San Siro mi portava bene, visto che firmai anche uno dei due gol con cui superammo anche l’Inter. Lì ho vinto anche delle partite con la maglia della Roma. Giocare in quella fossa dei leoni, contro avversari fortissimi, non era mai facile. Col Bari, anche Fontana fu superlativo».
A proposito di tifosi, risalta un dato contrastante. A Milano ce ne saranno cinquemila, mentre gli abbonati attuali sono appena 1.400. Cosa pensa di questo paradosso?
«Il dato basso degli abbonati rappresenta una grande amarezza, delusione e preoccupazione. Credo che sia una delle prima volte che la tifoseria non risponda alla sottoscrizione degli abbonamenti. Persiste questa guerra aperta nei confronti della società. Penso andrà avanti per un po’ di tempo. I tifosi sono un po’ stanchi. Ogni anno, gli va stretto già giocare in B. Peggio farlo senza obiettivi, rischiando anche la C. A Bari si vive di pane e pallone. Parliamo di una piazza che anche in B o in C, se vai bene, ti porta trentamila persone allo stadio. Ma se c’è delusione, tutto decade. Il dato fa riflettere, fermo restando che l’amore per la maglia resta intoccabile. Se magari arrivassero dei buoni risultati all’inizio, il trend potrebbe cambiare. Questa insoddisfazione causa una scarsa partecipazione in uno stadio in cui il calore del pubblico si fa sentire. Speriamo non ne risenta la squadra, quella che non c’entra niente con la situazione che si è creata. Un conto è giocare davanti a pochi intimi ed un altro di fronte a spalti pieni. Il calendario iniziale, poi, non mi sembra dei più agevoli. Speriamo di partite bene, altrimenti diventa difficile uscirne fuori. Forse è un bene incontrare subito le più accreditate per la vittoria finale. Potrebbero non essere in forma e te la puoi giocare. Se fai male è un casino. Se fai bene, si può passare dalla delusione all’entusiasmo e disputare un campionato all’avanguardia».
Quali sono le sue impressioni sugli acquisti di mercato operate sinora?
«Sono dell’idea che se ogni anno cambi tanto, fai sempre fatica. Bisogna cambiare solo qualche tassello, mantenendo l’ossatura giusta. Ricomporre l’assetto con tanti nuovi calciatori non è mai semplice. Si sono persi elementi importanti come Benali, Maita, Maiello e Dorval. Tutti giocatori difficili da sostituire. Sono arrivati comunque profili importanti come Partipilo. Sono contento per lui dal momento che corona il desiderio personale di tornare a casa. Il Bari deve assemblarsi col nuovo allenatore. Di solito, serve qualche mese per assestarsi. I mesi passano e gli incontri incalzano. Se hai la fortuna di fare bene ok. Se no, se sbagli qualche partita all’inizio specialmente in una piazza come Bari, dopo diventa difficile uscirne fuori».
Ha seguito le amichevoli precampionato? Come vede il Bari per la prossima stagione?
«Le amichevoli lasciano il tempo che trovano. Si affrontano squadre imballate. Anche le vittorie per 20-0 o le sconfitte per 3-2 col Casarano hanno scarso valore. Sono sfide che servono più che altro per trovare la condizione e mettere benzina, oltre che per provare schemi. È sempre meglio vincere per trovare entusiasmo. Vedo un Bari costruito per fare un buon campionato. Ma è indubbio che serva qualche giocatore in più. Davanti, speriamo che Partipilo dia soddisfazioni. Vedremo il futuro di Vicari. Mancano dei tasselli. Nelle previsioni, non si può inserire i biancorossi nel novero di quelle che lotteranno per salire in A. Per quanto, la B lasci sempre delle porte aperte a delle sorprese. Successe a noi quando vincemmo il campionato. C’erano tanti giovani, partimmo bene e facemmo qualcosa di inaspettato».
Infine, un pensiero per il suo ex compagno di squadra e amico Igor Protti che sta affrontando un periodo difficile.
«Una notizia che mi ha lasciato tanta tristezza. Oltre ad essere stati compagni di squadra, siamo veramente due fratelli. Molto legati. Ci sentiamo spesso. Siamo venuti a Bari insieme. Ho pianto per giorni alla notizia della sua malattia. Gli voglio troppo bene. Sta vivendo un momento complicato. Ci auguriamo tutti che possa uscirne fuori per festeggiarlo ancora più di quando giocava. Questa è la partita più importante e impegnativa per segnare il gol più bello della sua vita. Conosco la sua forza. Di sicuro vincerà».