Il caso

Codice rosso per un padre maltrattato: trovata una struttura in Puglia per accoglierlo con il figlio

Rita Schena

L’uomo maltrattato dalla compagna era stato separato dal figlio: nessuno per mesi ha creduto che fosse lui ad essere la vittima aggredita

È in fase di risoluzione il caso del papà aggredito dalla compagna e che, con il bimbo posto in comunità, si è visto negare il diritto a stare con il bambino, perché non ci sono strutture pensate per accogliere i papà maltrattati con i figli, così come accade per le madri. La storia di Carlo raccontata qui sulle nostre pagine ha mosso in tanti, per primo il Garante regionale per i diritti dei minori, Ludovico Abbaticchio.

«Mi sono sentito con la legale dell’uomo e sono in attesa delle carte ufficiali, ma posso già anticipare che sembra si sia trovata una soluzione – spiega il Garante -: c’è una struttura nel Brindisino che può dare rifugio al bambino e al padre, perché quest’ultimo possa legittimamente svolgere il suo diritto-dovere di paternità responsabile».

La storia di Carlo è quasi un unicum: un uomo maltrattato per il quale è stato avviato un percorso di Codice rosso non senza difficoltà. L’uomo che vive in un comune dell’area metropolitana di Bari ha faticato per riuscire a dimostrare (e soprattutto essere creduto) che la compagna lo picchiava. La donna era soggetta a scatti di ira per una gelosia immotivata e durante una di queste esplosioni di violenza ha cercato di accoltellare l’uomo, finendo per ferire lievemente anche il figlio di poco più di un anno che era in braccio all’uomo.

Quando Carlo, grazie alla sua avvocata Ornella Tripaldi, è riuscito ad essere ascoltato dalla Polizia che ha preso in carico la sua denuncia e dai servizi sociali, è stato avviato sul percorso del Codice rosso, lo stesso iter che si attiva per le donne maltrattate. Ma con un problema: i servizi sociali per l’interesse del minore hanno chiesto ed ottenuto che il bambino venisse messo in comunità ed allontanato dalla madre, ma la struttura non era in grado di accogliere anche il padre che invece aveva tutto il diritto a restargli accanto.

«E invece è fondamentale che questa vicinanza e legame non sia spezzato e si debba lavorare nell’interesse e diritti del minore – sottolinea il Garante, che si è immediatamente mosso a rete con il legale e il Tribunale dei minorenni -. Ripeto, sono ancora in attesa dei documenti probatori, ma siamo riusciti a verificare che in Puglia ci sono due comunità a Lecce e nel Brindisino dove sono accolti anche i papà. In questo caso non c’è stato un decreto di allontanamento del padre, che è nel suo pieno diritto di esercitare la sua genitorialità responsabile. Ci saranno una serie di procedure da avviare ma quel papà sarà al più presto messo nelle condizioni di dormire con il figlio. Tutte le istituzioni sono al lavoro per mettere Carlo nelle condizioni di vedere garantiti i suoi diritti, nel primario interesse del bambino».

«La storia di Carlo è sì partita carica di stereotipi, ma si è arricchita di tante persone ed istituzioni che hanno dimostrato tutta la loro voglia a risolvere il problema – spiega l’avvocata Ornella Tripaldi -. Dal Tribunale ai servizi sociali territoriali e il Garante per i diritti dei minori, si è lavorato insieme. Carlo e il suo bambino hanno subito tanto dolore, ora è il momento di dimostrare che non sono soli».

«No, non sono soli – conclude Abbaticchio - e la Puglia si dimostra sempre pronta a dare risposte».

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