In città
Movida all'Umbertino, in arrivo la nuova ordinanza. I gestori: l'autoregolamentazione non basta
Presto la bozza di ordinanza in Comitato per l’ordine e la sicurezza
Dopo i dubbi, la certezza. Il codice di autoregolamentazione - concordato tra tutti gli esercenti dell’Umbertino a gennaio scorso - per fare quadrato attorno alle loro esigenze e a quelle dei residenti, non ha funzionato. Di qui la decisione dell’amministrazione di trasformarlo in un provvedimento accompagnato anche da sanzioni per quanti non dovessero rispettarlo. Ieri nella sala consiliare di Palazzo di città il sindaco Vito Leccese ha incontrato residenti, esercenti e associazioni giovanili per illustrare i punti salienti della nuova ordinanza che regolerà lo svago serale e che avrà tempi strettissimi. «Lo schema di provvedimento - ha spiegato Leccese - sarà portato in Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, perché questo prevede la normativa e poi perché è necessario che ci sia l’integrazione tra le nostre forze di polizia locale e le altre forze di polizia affinché possa essere rispettato. Un modo per far percepire ai residenti una maggiore sicurezza in quella parte di città». Non sfuma intanto l’idea di creare nuovi luoghi di aggregazione per decongestionare le vie della movida: «Vorremmo sperimentare - ha aggiunto il sindaco - l’occupazione di suolo pubblico in piazza Umberto. Esperimento che potrebbe allargarsi anche in piazza Cesare Battisti e largo Adua».
Ma l’attenzione resta sull’Umbertino e sul quel codice che inizialmente aveva fatto ben sperare in un accordo raggiunto. A sottoscriverlo all’inizio dell’anno cinquantasette titolari di attività commerciali e le principali associazioni di categoria. Con questo documento gli esercenti si impegnavano a collaborare con le autorità competenti per la promozione della sicurezza e della legalità e per monitorare l’efficacia delle misure di autoregolamentazione. Nei locali sarebbe stato nominato un «Noise Regulator Ambassador», con il compito di monitorare i livelli di rumorosità e sensibilizzare i clienti al rispetto delle normative sul rumore. L’impegno era anche quello di promuovere la cultura della civile convivenza, affiggendo cartelli che incoraggiassero comportamenti rispettosi. Un passaggio era dedicato anche al rispetto delle normative in materia di somministrazione di alimenti e bevande, con particolare attenzione alla vendita di alcolici ai minori e al consumo responsabile. Oltre all’impegno per evitare il sovraffollamento all’interno dei locali. Infine Il codice prevedeva anche la presenza di «Street Controllers», figure professionali atte a garantire tranquillità e vivibilità.
Questi sei punti saranno ora ridiscussi e rappresenteranno la base della nuova ordinanza a firma Leccese. Il grosso nodo resta quello che riguarda l’istituzione permanente degli «street controllers» e degli «ambasciatori del rumore» così come potrebbero essere intensificati i controlli soprattutto sulla somministrazione di alcol dopo mezzanotte come dispone la legge nazionale.
«Lavoreremo - ha sottolineato il primo cittadino - anche considerando le difficoltà che ci hanno rappresentato gli operatori. Spetta a noi fare sintesi. In questo senso un ruolo importante avrà anche il confronto con le associazioni giovanili». Tutti d’accordo, quindi? Assolutamente no. L’incontro di ieri è stato l’ennesimo pugno di ferro tra esercenti e l’avvocato Mauro Gargano, presidente del Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino.
Il punto della discordia è la generalizzazione del problema della mala movida che di fatto, secondo gli esercenti presenti, riguarda solo una parte dell’Umbertino: il fazzoletto tra via Cognetti, via Abbrescia e Largo Adua, dove la concentrazione di locali è massima. «È in corso una campagna diffamatoria nei confronti del nostro quartiere - ha dichiarato l’esercente Vincenzo Mazzilli - quando tutti sappiamo che a creare problemi sono solo pochi locali. D’altronde gli esposti e i video che hanno circolato, riguardano appunto solo un isolato dell’intera area».
Per Francesco Savino, che nel quartiere ha tre attività, «i residenti hanno ragione ma di fatto a essere penalizzati sono anche tutte le attività commerciali che seguono le regole. Sono qui da dieci anni, non ho mai avuto un esposto e molti residenti della zona sono miei clienti. Rischiamo, con regole troppo ferree, di svuotare il quartiere e di far migrare la movida in altre zone non risolvendo di fatto il problema». Per Gargano, invece, la prima ordinanza firmata da Leccese ha avuto gli effetti desiderati che sono venuti meno con il codice di autoregolamentazione. Sono necessarie per l’avvocato regole più rigide.
«Siamo fermi all’idea che i quartieri debbano avere una mono funzione - ha sottolineato una giovane presente all’incontro. La mia sensazione è che il tessuto urbano debba essere ricucito. È da qui che secondo me dobbiamo ripartire».