Il caso

Baby escort a Bari: «Ecco come venivano reclutate». A settembre il caso arriva in appello

Isabella Maselli

Le motivazioni della prima sentenza sul giro di prostituzione minorile. Il processo : due imputati già condannati a poco più di tre anni di reclusione. Il gup: «si sono detti pentiti e hanno cambiato vita»

Arriva in appello il primo processo sul presunto giro di prostituzione minorile di cui sarebbero state vittime, tra il 2021 e il 2022, quattro adolescenti baresi. Nei mesi scorsi, con rito abbreviato, sono stati condanna a tre anni, un mese e 10 giorni di reclusione la 21enne Antonella Albanese e a tre anni e quattro mesi il 25enne Nicola Basile. Si tratta di uno dei numerosi stralci in cui si è divisa la vicenda. Nelle motivazioni di questa sentenza, la gup Gabriella Pede ritiene che «l’attività investigativa svolta consente di affermare che, prima Albanese e poi Basile abbiano reclutato, favorito, sfruttato, organizzato e gestito la prostituzione» di una minorenne, «traendo un’utilità». Anzi, Albanese avrebbe fatto di più: avrebbe anche «istruito» la adolescente sull’attività di prostituzione, «insegnandole come e cosa fare con i clienti».

il reclutamento «Gli incontri con i clienti - ricostruisce la sentenza sulla base dell’indagine della Squadra mobile, coordinata dal pm Matteo Soave - erano preceduti dall’inserimento di un annuncio online su “Bacheca incontri”, a cui seguiva l’individuazione di un b&b, per poi giungere all’incontro vero e proprio con il cliente. Il provento dell’attività di prostituzione veniva suddiviso in parti uguali tra Albanese» e un’altra giovane «collega», Marilena Lopez (imputata con rito ordinario), «una volta detratta al somma da corrispondere» alla presunta complice Elisabetta Manzari (anche lei a processo a dibattimento), «perché inseriva gli annunci online e metteva a disposizione l’auto» e alla stessa ragazzina.

il racconto della vittima Sentita dagli investigatori, la presunta vittima - parte civile nel processo - ha raccontato che per due rapporti sessuali, di solito, le veniva corrisposto l’importo di euro 300-400 euro, raccontando anche di essersi prostituita insieme ad altre ragazze minorenni. Un racconto ritenuto caratterizzato da «coerenza, costanza e, soprattutto, spontaneità, rivelando un narrato particolarmente attendibile, in quanto lineare, preciso e assolutamente circostanziato. La persona offesa ha riferito, con dovizia di particolari, li suo inserimento nel mondo della prostituzione e li ruolo assunto da Abanese e Basile».

Dettagli che, peraltro, sono stati confermati dal contenuto dei tabulati telefonici e delle chat. Quando è stata interrogata, dopo l’arresto un anno fa, Albanese ha ammesso, seppur parzialmente, gli addebiti, dichiarandosi responsabile di aver reclutato ed indotto alla prostituzione una delle adolescenti.

le minacce e il ruolo dei social Per quanto riguarda Basile - ricostruisce ancora la sentenza di primo grado - sarebbe intervenuto nella vicenda successivamente, inducendo. Avrebbe indotto la stessa minorenne a prostituirsi «minacciandola che, qualora non avesse aderito alla sua proposta, quest’ultimo avrebbe pubblicizzato al sua attività di “escort” diffondendo delle fotografie di cui era in possesso». La ragazza, dunque, «intimorita, accettava e Basile organizzava l’attività di meretricio». Attivava un’utenza telefonica apposita, «procacciava i clienti, individuava i b&b presso cui si sarebbe prostituita e incassava parte dei proventi dell’attività, individuando anche altre ragazze che avrebbe voluto coinvolgere nell’attività di prostituzione, dalle “storie” del social network Instagram» della vittima e «sollecitando quest’ultima a coinvolgerle». Si sarebbe occupato anche di accompagnare la baby prostituta sul luogo dell’appuntamento, aspettando, nascosto all’interno dell’appartamento, al fine del rapporto sessuale, per riscuotere immediatamente il compenso dal cliente. Anche Basile, imputato per l’ulteriore accusa di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con due minori, ha ammesso la propria responsabilità, sostenendo che: «l’unico mio bonario errore è stato quello di aver presentato la ragazza consenziente a tali individui».

la confessione e il pentimento A entrambi gli imputati, la gup in primo grado ha concesso le attenuanti generiche, in quanto «di giovane età, hanno dimostrato di aver preso consapevolezza del proprio agire e di voler impostare li prosieguo delle proprie vite in modo totalmente difforme», «recidendo i legami con il passato». Il processo d’appello inizierà a settembre.

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