Il fenomeno
Bari, i parcheggiatori abusivi migrano nei luoghi della movida dell'estate
È partita la stagione delle merci illecite e del lavoro nero, gli irregolari si spostano
Sere (e mattine) d’estate fuorilegge. La stagione calda degli abusivi e dell’illegalità diffusa, dei parcheggiatori irregolari (e sempre più arrabbiati) appostati fuori dai lidi e dalle discoteche, dei vu’ cumprà sulle spiagge, dei tassisti in nero e del cocco bello venduto in secchi di plastica azzurra.
La comunità degli irregolari, abituati a vivere ai margini e a contendersi gli avanzi della dolce vita barese si sposta con l’estate alla ricerca dei luoghi della movida.
L’economia sommersa e illegale, la precarietà e lo sfruttamento crescono d’estate mediamente del 10% in terra di Bari, una fetta significativa del Pil barese (fonte Istat) che in parte finisce nelle tasche del malaffare più o meno organizzato.
I lidi affollati, l’assalto dei turisti, la movida sotto le stelle, le sagre ed i concerti d’estate stimolano l’economia irregolare e di quella sommersa, «non osservata» che sfugge alle rilevazioni ufficiali. Tra mercato e lavoro nero, si muove un esercito di venditori ambulanti senza autorizzazione, camerieri a cottimo, parcheggiatori abusivi, hostes e promoter.
È cominciato già nelle calde domeniche di giugno l’esodo verso il mare dei guardiamacchine non autorizzati, dei vu’ cumprà da spiaggia, dei cocco bello e degli ambulanti con i loro banchetti carichi di merci taroccate. Gli irregolari ora presidiano Palese, Santo Spirito, Torre a Mare, Polignano e Monopoli. Portatori sani di piccole e grandi illegalità si trasferisce dalle casba del centro alle periferie affacciate sul mare.
In ballo c’è il rispetto delle regole del commercio, l’occupazione del suolo pubblico, la tutela ambientale, la protezione della salute.
Perché le merci (anche di genere alimentare) che arrivano sui lidi baresi, portate dentro improbabili borsoni, o su sgangherati carrelli, percorrono un circuito che è, nella stragrande maggior parte dei casi, illegale. Tutto: dalla produzione alla distribuzione alla circolazione all’acquisto. Le mercanzie sono contraffatte, mancano le autorizzazioni, mancano le certificazioni, sono assenti le registrazioni.
Molta parte è fuori legge, alimenta una concorrenza sleale, sottrae risorse allo Stato e infine (e soprattutto) ingrassano la criminalità, la quale assicura l’indispensabile patronage su tutta l’area dell’illegalità
Alle prime luci del giorno, i venditori ambulanti si riforniscono, caricandosi sulle spalle ogni genere di cianfrusaglie, e un bel po’ di merce falsa o difettata. Sono gli ultimi a guadagnarci qualcosa, e quanto ci guadagnano è solo un’infima parte dei profitti illeciti che provengono da un simile mercato adulterato.
’estate ha soprattutto il sapore amaro dello sfruttamento dei «vu’cumprà». Ci sono anche donne africane che affondano i piedi scalzi nella sabbia bollente con il proprio piccolo sulla schiena avvolto in un telo colorato.
Si attardano per mostrare la loro mercanzia. San Giorgio, Torre a Mare, Polignano, Monopoli e via giù fino a Torre Canne e Ostuni. I «vu’cumprà» sono anche donne e sono madri che fanno un lavoro irregolare, clandestino, malpagato. A volte sono «bambini ambulanti» con il volto butterato della prima adolescenza. Infagottati, si trascinano dietro un bagaglio fatto di berrettini con visiera, bracciali di perline o tessuti intrecciati, occhiali da sole, racchette da spiaggi. Sono degli «sciuscià» che si muovono all’ombra degli adulti, un po’ con vergogna e un po’ con paura.