L'intervista
«La legge anti-sindaci? Vulnus democratico»: parla il sindaco di Bari Leccese
Il primo cittadino: penalizza la rappresentanza e viola la costituzione
Vito Leccese, primo cittadini di Bari, la legge regionale cosiddetta “anti sindaci”, resta un nodo politico da sciogliere. E non bastano i flash-mob…
«La manifestazione nell’atrio del Consiglio regionale è stata la testimonianza di un senso di rivolta dei sindaci, non come reazione corporativa, ma perché offesi dalla modalità con cui si è adottata la norma».
A cosa si riferisce?
«Una notte di fine dicembre, all’interno di una legge di Bilancio, è passato un emendamento che non c’entra nulla con le modalità con cui deve svolgersi la democrazia partecipativa. E tutto è stato fatto con lo scrutinio segreto, una formula eccezionale…».
È stato un blitz?
«Dal punto di vista politico e istituzionale uso un’altra formula».
Prego.
«È stato un vero attentato alle libertà democratiche E lo dice uno che non fa una battaglia corporativa, perché non ho nessuna ambizione di carriera in Via Gentile».
La norma, sui cui il presidente Capone fa sapere all'Anci Puglia che è in corso una discussione tra le forze politiche, è stata votata dal centrosinistra?
«Anche dal centrosinistra. Il dato è matematico: se i voti favorevoli sono stati 33, e i consiglieri di opposizione sono 14…. Questa norma nasce da autoreferenzialità e spirito di autoconservazione che la classe politica negli ultimi anni la classe politica mostra di avere. Stupisce che si registra un accordo trasversale quasi unanime sulla difesa del numero dei seggi, 50, in consiglio, giustificandosi con il garantire la rappresentanza di territori e comunità, e questo stesso principio di rappresentanza adesso non vale per le candidature dei sindaci. Immaginare che il sindaco di Celle San Vito, con 147 abitanti, possa condizionare il voto di un collegio elettorale di 800 mila elettori è una boutade»...