Mafia
Bari, i «pizzini» del boss tramite moglie e figlia: il ruolo delle donne nella gestione del clan
I retroscena negli atti del blitz di Noicattaro che ha portato due giorni fa a 22 arresti
BARI - I «pizzini» distribuiti ai sodali dalle mogli e dalle figlie dei boss venivano recapitati, letti e immediatamente distrutti. È uno dei metodi che i clan di Noicattaro Misceo e Annoscia - decapitati due giorni fa dal blitz di Gdf e Carabinieri - avrebbero utilizzato per impartire gli ordini agli affiliati sulla gestione delle piazze di spaccio, sulla distribuzione dei compiti, sugli agguati e le vendette. La Dda di Bari, con i pm Fabio Buquicchio, Daniela Chimienti, Domenico Minardi e Federico Perrone Capano, ha ricostruito i cinque anni più cruenti della guerra tra i due gruppi criminali che nella cittadina alle porte di Bari si contendevano il controllo del narcotraffico.
Nel lungo e dettagliato provvedimento cautelare di oltre 1.800 pagine, ci sono i racconti di decine di collaboratori di giustizia ma anche le centinaia di conversazioni intercettate, anche dal carcere, grazie alle quali i boss continuavano a tenere in mano le redini delle rispettive squadre di spacciatori.
A ventidue persone, compresi i due capi clan Giuseppe Misceo, detto «il fantasma», e il rivale Giuseppe Annoscia, soprannominato «Schpidd», è stata notificata un’ordinanza cautelare in carcere e ieri sono iniziati gli interrogatori di garanzia (i primi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere). Ci sono però altri dieci indagati per i quali l’eventuale arresto sarà deciso solo all’esito di un interrogatorio preventivo. Una novità normativa che prevede che per alcuni reati, in questo caso lo spaccio di droga, il giudice si riservi la decisione sulla carcerazione. Gli interrogatori...