la presentazione

Se l’informazione di qualità passa dalla deontologia: il nuovo volume di Michele Partipilo

Oggi a Bari dialogheranno con l’autore Rossi, Magistà, Castellaneta e Colaianni. Il testo illustra il Codice deontologico dei giornalisti

Come scriveva Indro Montanelli, tutta la questione deontologica è chiusa in una parola semplice, ma per nulla facile: «onestà». È una parola di confine, o meglio di discrimine, che traccia un solco profondissimo tra un giornalismo declinato al servizio della verità e un altro mortificato tra «furbe strumentalizzazioni» e «distorsioni malvage». Una demarcazione netta che però nel chiasso aggressivo e confuso della comunicazione contemporanea espone il professionista e, di riflesso, la comunità intera a notevoli rischi.

Nasce allo scopo di prevenirli il Codice deontologico dei giornalisti e delle giornaliste che, dall’1 giugno 2025, sostituisce il Testo unico dei doveri del giornalista. A inquadrarlo e illustrarlo ci pensa il volume Giornalista di qualità. Il primo Codice deontologico della professione (Cacucci editore, pp. 148, euro 15) di Michele Partipilo, già direttore della «Gazzetta» nonché autore del Manuale di deontologia del giornalista che il nuovo testo aggiorna.

Il volume sarà presentato oggi a Bari (ore 18) negli spazi della Cacucci alla presenza dell’autore, dei giornalisti Domenico Castellaneta ed Enzo Magistà, del giurista Nicola Colaianni (curatore della prefazione) e del Procuratore di Bari, Roberto Rossi, coordinati nella discussione dal giornalista Onofrio Pagone. Un’occasione per ragionare sui contenuti e sul valore di un patrimonio normativo, ma anche etico, formatosi negli anni, spesso in condizioni emergenziali, per poi consolidarsi in un «baluardo» unico a difesa dell’informazione di qualità. Di cui non tutti però comprendono immediatamente l’importanza, nonostante le sfide imposte dal tempo presente. «La deontologia - chiarisce Partipilo - non è un insieme di asfissianti regolette, bensì la cassetta degli attrezzi affinché l’informazione non si trasformi in violenza di immagini e parole, affinché sia sempre tesa alla ricerca della verità».

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