La storia

Chef Antonella Scatigna, solidarietà da Locorotondo al Congo ma la missione è stata interrotta

Valerio Convertini

A causa degli scontri dei gruppi terroristici ed estremisti

LOCOROTONDO - Nel cuore dell’Africa, dove la povertà e i conflitti minacciano la vita di migliaia di persone, si accenda una luce di speranza: il progetto «Mani Unite per il Congo» di Antonella Scatigna. Di mestiere fa la chef ed è proprietaria di un ristorante nel centro storico di Locorotondo. Ma nel suo cuore c’è Katana, un villaggio nella provincia di Kivu, in Congo.

Quest’anno però il viaggio è stato accidentato. La missione di Mamma Antonella – come la chiamano i bambini dell’orfanotrofio di Katana - partita il 12 gennaio è stata interrotta forzatamente il 5 febbraio a causa della crescente instabilità nella regione, dove si scontrano gruppi terroristici ruandesi, movimenti estremisti ugandesi, guerriglieri congolesi e ribelli burundesi. Insomma, ci vuole una buona dose di coraggio. Antonella ne ha da vendere: «Ho ricevuto una mail dalla Farnesina che mi obbligava a rientrare per motivi di sicurezza. I guerriglieri stavano occupando le città di Goma e Bukavu», racconta. Nonostante le difficoltà, la missione continua: «Per la prima volta ho avuto paura di non rivedere la mia famiglia, ma l’idea di abbandonare il progetto non mi ha mai sfiorato».

Sì, perché proprio di una missione si tratta. Il percorso di «Mani Unite per il Congo» è iniziato nel 2010 e si è sviluppato in modo sorprendente. «Abbiamo realizzato una scuola, installato pannelli fotovoltaici, creato allevamenti e orti, promosso l’apicoltura, costruito un parco giochi e ora, finalmente, una clinica». Il progetto dell’ospedale è nato tre anni fa con il supporto di una rete di solidarietà che ha coinvolto anche professionisti italiani. Grazie a questi sforzi, l’ospedale è stato completato in un solo anno: «È una struttura dotata di acqua corrente, bagni, pavimenti e tutto il necessario per garantire assistenza sanitaria». Ma il lavoro non si ferma qui: «Stiamo costruendo un blocco lavanderia e nuovi bagni. Tutti hanno dato un contributo straordinario, lavorando senza attrezzature ma con una dedizione incredibile». La clinica di Katana è dotata di recinzione e guardiania. Sarà destinata principalmente (e gratuitamente) ai bambini del villaggio, ma gli operatori sanitari si occuperanno anche dei bisogni della comunità locale: «Chiunque avrà bisogno di cure sarà il benvenuto».

La clinica è nata da un episodio doloroso: «Un bambino dell’orfanotrofio un giorno non si è più svegliato. Ho capito che serviva un ospedale», osserva commossa Antonella. Ora la sfida è raccogliere le attrezzature necessarie: «Abbiamo bisogno di tutto, anche se già stiamo ricevendo una grossa mano. L’ospedale di Canosa ci ha donato 10 quintali di biancheria. Il Di Venere di Bari un ecografo, un’incubatrice, termometri E misuratori di pressione e glicemia». Un progetto nato a Locorotondo ma che ha raccolto tanta solidarietà da tutta Italia: «Ogni aiuto – ringrazia mamma Antonella - è fondamentale»

Privacy Policy Cookie Policy