L’annuncio

Parco della Rinascita a Bari, si parte: dal 7 aprile via al cantiere che trasformerà l’area dell’ex Fibronit

Rita Schena

Il sindaco: «In occasione della festa di San Nicola, sarà piantato il primo albero, Una davidia involucrata, conosciuta come albero dei fazzoletti, un gesto beneaugurante»

BARI - «Anche dalle ceneri della disperazione può nascere una nuova vita». Nicola Brescia del comitato Fibronit lo ripete con grande commozione. Finalmente c’è una data certa per l’avvio del cantiere che trasformerà l’area ex Fibronit nel parco più grande della città. L’annuncio è arrivato ieri direttamente dal sindaco Vito Leccese in occasione della proiezione organizzata dal Municipio 1 del cortometraggio «Cara Alice».

«Il prossimo 7 aprile si aprirà il cantiere dei lavori per realizzare il nostro parco della Rinascita – ha annunciato Leccese – e per me questa data è un appuntamento di grande emozione perché conosco bene il valore di quest’opera. Quel parco sarà il momento di rivincita di tanti baresi e per le famiglie che negli anni hanno perso una persona cara per l’amianto».

Due settimane. Ancora due settimane, poi dopo tanti slittamenti si comincerà a dar forma al progetto esecutivo per quello che è stato definito «un monumento verde in ricordo di chi non c’è più».

«Il mio è un “finalmente” di gioia – sottolinea Brescia -. Che si sia perso qualche mese poco importa, l’importante è che si finisca per l’estate del 2026 come da cronoprogramma. E la promessa mi è stata riconfermata».

Oggi lo spazio ex Fibronit è un enorme area vuota regno di erbacce. Dopo la bonifica che ha smantellato i ruderi blu dell’ex fabbrica e messo in sicurezza il materiale residuo, tutto è rimasto chiuso se non per sporadiche visite. Nove ettari, l’equivalente di quasi 10 campi da calcio dove fino al 1985, in cinquant’anni, hanno lavorato migliaia operai. E in centinaia sono morti: 400 vittime per mesotelioma ed altre patologie secondo l’Osservatorio nazionale, 700 decessi per il Comitato vittime amianto Bari. Con morti di seconda generazione ancora oggi.

«La nostra battaglia non è finita – spiega Brescia con un testo letto durante la proiezione del corto -. Continueremo a chiedere giustizia per chi non c’è più, a sostenere chi soffre, a vigilare perché l’amianto non faccia più vittime. Per decenni la Fibronit ha avvelenato la nostra terra, rubato vite e lasciato una eredità di dolore. Quando il silenzio non poteva più soffocare la nostra voce, ci siamo alzati e abbiamo detto basta. Abbiamo marciato e lottato. Una lotta che continua ancora oggi».

E per dare un simbolo vero e concreto della Rinascita, qualche giorno dopo l’avvio dei lavori, in occasione delle giornate della festa di San Nicola, sarà piantato il primo albero previsto nel futuro parco. «Piantumeremo una Davidia Involucrata – ha rivelato il sindaco -, è quello che viene chiamato anche albero dei fazzoletti, per i suoi fiori che dalla forma sembrano fazzoletti e anche perché è l’albero che simboleggia la lotta all’amianto, usato nel Parco Eternot a Casale Monferrato, là dove sorgeva lo stabilimento Eternit».

Così come la ex Fibronit ha permeato la vita del quartiere Japigia e rubato tante vite, domani il Parco della Rinascita valorizzerà il contesto territoriale come una sorta di cuneo verde che si innesta nella città e si estende verso le diverse direttrici urbane. L’obiettivo è una sorta di spazio di cura dove le cicatrici di Bari potranno sanarsi, senza mai dimenticare il passato. Il suo cuore sarà l’anfiteatro Maugeri, nel nome di una donna che ha fatto tanto per le battaglie ambientali della città. Ci saranno aree verdi, giochi, percorsi, spazi di socialità. E soprattutto nel parco della Rinascita si potrà tornare a respirare, calpestando uno spazio che ha tolto materialmente il respiro a centinaia di persone.

«Avevo già visto il cortometraggio Cara Alice, ma ogni volta è come un pugno nello stomaco. L’operaio che pur sapendo di morire non riesce a staccarsi da quella che sente la sua fabbrica è una esperienza che so cosa significa», racconta uno spettatore presente ieri al Municipio 1.

«Cara Alice» con la regia di Gabriele Armenise è la testimonianza ancora viva di quello che la fabbrica ha fatto ad un singolo, alla sua famiglia, all’intera città. Liberamente tratto dal libro «Pane e amianto» del collega giornalista Giuseppe Armenise, papà di Gabriele, è un monito potente di una storia dolorosa che ora potrebbe trovare pace in mille fazzoletti bianchi che si muovono nel vento, fiori delicati che vincono sull’amianto e possono asciugare le lacrime.

Privacy Policy Cookie Policy