il caso
L’imprenditore barese Fusillo assolto per «Cala Ponte: cade l'accusa di dichiarazione fraudolenta
La società Cala Ponte che ha realizzato e gestiva il porto turistico di Polignano a Mare quindi non può essere considerata «di comodo».
BARI - La società Cala Ponte che ha realizzato e gestiva il porto turistico di Polignano a Mare non può essere considerata «di comodo». Su questa base il Tribunale ha assolto ieri dall’accusa di dichiarazione infedele l’imprenditore nocese Vito Fusillo, già al centro delle inchieste sul crac della Banca Popolare di Bari.
Il processo riguardava le dichiarazioni fiscali del 2015 presentate da Cala Ponte. La Procura, con la pm Desirèe Digeronimo, contestava a Fusillo (difeso dal professor Vito Mormando e dall’avvocato Francesco Marzullo) di aver evaso poco più di mezzo milione di euro di imposte, nascondendo al fisco elementi di reddito per circa 1,8 milioni di euro. Tutto nasce da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate, che nel 2020 ha ritenuto troppo basso il fatturato dichiarato di 700mila euro e su base presuntiva ha rideterminato gli attivi di bilancio: da qui la quantificazione dell’imposta evasa che, essendo superiore alla soglia di punibilità, ha fatto scattare il procedimento penale.
Ieri la Procura aveva chiesto per Fusillo la condanna a un anno e 8 mesi. La difesa ha però valorizzato il fatto che l’accertamento fiscale è stato annullato in sede tributaria, ed ha fatto notare che le voci di bilancio non erano sottostimate: essendo stato il 2015 il primo anno di piena operatività, i ricavi di Cala Ponte erano necessariamente bassi. Considerazioni condivise dal Tribunale (giudice Marilisa Moretti) che ha assolto Fusillo «perché il fatto non sussiste».
Due settimane fa Fusillo era stato assolto da un’altra ipotesi di reato fiscale, quella di omessa dichiarazione relativa a Maiora, la sua società fallita nel settembre 2019 nell’ambito della vicenda che riguarda la ex PopBari. In quel caso l’accusa era di non aver depositato la dichiarazione Ires. Il 68enne imprenditore è ancora a processo per tre diverse ipotesi di concorso in bancarotta fraudolenta.