I risvolti

Crollo palazzina a Bari, l'inchiesta si allarga ai lavori di un anno fa. Chiesta archiviazione su una precedente inchiesta

Isabella Maselli

Acquisiti gli atti sulla messa in sicurezza di febbraio 2024. Ieri sono intervenuti i mezzi della Protezione civile: hanno sparso acqua e hanno steso teli per evitare le polveri

BARI - Nella palazzina di via Pinto 6, nel quartiere Carrassi di Bari, implosa alle 18.44 del 5 marzo - per cause che l’indagine della Procura dovrà accertare - la «situazione di allarme» era già stata messa nero su bianco un anno fa. È noto infatti che il Comune ne aveva disposto lo sgombero ordinando l’immediata messa in sicurezza. Fuori tutti gli 80 condomini (che però è acclarato che continuassero a frequentare gli appartamenti evacuati, tanto è vero che alcuni di loro erano nell’edificio al momento del crollo), sono stati eseguiti i primi interventi urgenti, realizzati in pochi giorni a fine febbraio 2024, quelli, cioè, che avrebbero dovuto impedire al palazzo di crollare in attesa dei lavori di consolidamento definitivi, iniziati un anno dopo, il 28 febbraio scorso, esattamente una settimana prima del cedimento strutturale.
L’indagine penale per crollo colposo, al momento a carico di ignoti, dovrà analizzare entrambe le fasi: la messa in sicurezza di un anno fa e i lavori appena iniziati. L’obiettivo dei magistrati è capire cosa abbia causato il crollo e individuare le eventuali responsabilità. Per fare tutto questo, però, gli inquirenti stanno studiando - avvalendosi di un consulente esperto in crolli, il professor Antonello Salvatori - la storia dell’edificio, ben prima del rischio crollo.

LA STORIA DI VIA PINTO 6 - La Procura ha delegato gli uomini della Squadra mobile ad acquisire tutta la documentazione relativa all’immobile. Sicuramente dagli archivi comunali, che custodiscono pratiche edilizie, piantine, planimetrie, varianti, ma gli inquirenti stanno valutando anche se acquisire la documentazione in possesso della proprietà, dei tecnici e delle imprese che hanno avuto accesso al palazzo per eseguire i lavori, soprattutto quelli appena iniziati.
Dagli atti emerge che l’immobile risulta essere stato realizzato nel 1949, mentre la sopraelevazione del quinto piano è stata realizzata nel 1952 ed esiste una ulteriore pratica di sanatoria per varianti planimetriche del 1956. Tutti documenti già analizzati nelle relazioni allegate al progetto esecutivo degli interventi di consolidamento avviati una settimana prima del crollo. La storia che sarà oggetto dell’inchiesta è quella che va dal 23 febbraio 2024 al 5 marzo 2025: la prima data è quella che fa riferimento al sopralluogo di Vigili del fuoco e tecnici comunali «per cause di infiltrazione al piano interrato» in cui fu «rinvenuta una situazione di allarme dovuta allo stato in cui verteva il piede della colonna centrale»; la seconda è quella del crollo.

LA CONSULENZA TECNICA - Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Silvia Curione hanno incaricato il professor Salvatori della consulenza che dovrà accertare le cause del crollo. Prima di mettere mani alle macerie e analizzare materiali, il cemento dei pilastri e i metalli delle travi (anche in laboratori specializzati), il tecnico sta studiando le carte. Si tratta cioè di una sorta di consulenza preliminare, esplorativa, all’esito della quale la Procura valuterà eventuali iscrizioni nel registro degli indagati, prima di cominciare a lavorare sul campo.
Per capire cosa abbia determinato il cedimento improvviso che ha fatto implodere la palazzina, potrebbe essere necessario tornare al febbraio 2024 per poi arrivare agli scavi degli ultimi giorni. In ogni caso, bisognerà attendere le demolizioni controllate della parte pericolante dell’edificio (che toccano al Comune) e la rimozione di parte delle macerie.

IL FATTORE AMBIENTALE - A rendere più complicate le operazioni di messa in sicurezza ieri ci si è messo anche il vento. Le forti raffiche che soffiavano su Bari hanno fatto sollevare polvere e piccoli frammenti dall’area delle macerie. Il Comune ha chiesto quindi alla Procura l’autorizzazione ad accedere alla zona del crollo che è sotto sequestro. Autorizzati dalla Procura, gli operatori comunali, con l’ausilio della Protezione civile, hanno gettato acqua per tenere basse le polveri oltre a teli antipolvere per «impacchettare» le macerie, tenuto anche conto che si attendono ancora gli esiti delle analisi dell’Arpa sulla eventuale presenza di amianto (i risultati si conosceranno entro la settimana).

Crollo Bari, chiesta archiviazione su una precedente inchiesta

Le condizioni critiche dei pilastri del palazzo crollato mercoledì scorso a Bari erano già finite al centro di un’inchiesta della Procura aperta dopo la denuncia presentata da quattro famiglie lo scorso aprile. Ma per quell'inchiesta, a carico di ignoti, è stata recentemente chiesta l’archiviazione. La denuncia dei condomini, arrivata a due mesi dalla dichiarazione di inagibilità dello stabile del 24 febbraio 2024, faceva riferimento a criticità già messe in luce da una perizia tecnica di qualche anno prima, necessaria per la vendita all’asta del locale del seminterrato in cui terminavano i pilastri. Proprio da quella perizia sarebbe emerso l'ammaloramento dei pilastri e la necessità di ristrutturarli.
Non è escluso che gli elementi raccolti nel fascicolo per il quale è stata chiesta l’archiviazione confluiscano anche in quello sul crollo colposo dell’edificio, indagine al momento in corso ancora a carico di ignoti.
Gli accertamenti che portarono alla dichiarazione di inagibilità del palazzo furono disposti dopo che, a causa di un allagamento del seminterrato, emerse la condizione molto critica dei pilastri. Il crollo del palazzo è avvenuto pochi giorni dopo l'inizio dei lavori di ristrutturazione, affidati dal condominio alla ditta Dell’Aera di Casamassima (Bari) per 570mila euro
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