Il caso

Bari, appalti truccati per l'emergenza Covid: l'imprenditore Zema pronto a patteggiare 9 mesi

Massimiliano Scagliarini

Il pm: «Bisogna arrestare i due imprenditori indagati»

BARI - L’imprenditore Sigismondo Zema è pronto a patteggiare. Alla vigilia dell’udienza preliminare di domani, che riguarda i presunti appalti truccati durante l’emergenza Covid sotto la gestione dell’allora capo della Protezione civile Mario Lerario, la Procura di Bari ha raggiunto l’accordo con il 52enne barese, una delle tre persone per le quali l’accusa ha reiterato la richiesta de gli arresti domiciliari rigettata dal gip lo scorso anno.

E infatti ieri, davanti al Tribunale del Riesame, il procuratore Roberto Rossi ha rinunciato alla richiesta che riguarda Zema (difeso dall’avvocato Nicola Quaranta), insistendo invece nei confronti di altri due imprenditori, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura (difeso dal prof. Vito Mormando e dall’avvocato Mario Malcangi), e Alessandro Goffredo Nuzzo, 72 anni, di Santa Cesarea Terme. Gli ultimi due sono accusati di corruzione, mentre Zema risponde di turbativa d’asta e falso.

A Zema viene contestato di aver contribuito a truccare la gara per l’allestimento della sala mensa del Consiglio regionale, e di aver predisposto fatture false per ottenere il pagamento di forniture non previste. Il patteggiamento (nove mesi con pena sospesa) dovrà essere ratificato dal gup Nicola Bonante, davanti a cui domani compariranno complessivamente otto persone. Gli altri imputati sono l’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, l’ex funzionario regionale Antonio Mercurio, gli imprenditori Vito De Mitri, 77 anni, di Lecce, Francesco Girardi, 38 anni, di Acquaviva (difeso dall’avvocato Gioacchino Ghiro) e Vito Vincenzo Leo, 69 anni, di Acquaviva. Gli imputati rispondono, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di corruzione, peculato, turbativa e falso.

I fatti contestati (che partono dall’appalto per l’ospedale Covid della Fiera del Levante, il cui costo è lievitato da 9,5 a oltre 23 milioni di euro) riguardano il periodo dal 2019 al 2023 e sono stati ricostruiti dalla Finanza nel corso delle indagini che all’antivigilia di Natale 2021 portarono all’arresto in carcere di Lerario, preso in flagranza mentre intascava una mazzetta. La scorsa estate il gip Anna Perrelli ha detto «no», rilevando la mancanza di esigenze cautelari. Ma il procuratore Rossi ha depositato una memoria al Riesame (che deciderà entro 45 giorni) per ribadire la necessità dell’arresto di Nuzzo e Tancredi, rilevando la permanenza delle esigenze cautelari visto che i due - tramite imprese a loro riconducibili - risultano ancora attivi nel settore degli appalti pubblici: circostanza, quest’ultima, contestata dalle rispettive difese.

Tra 2019 e 2022 Tancredi ha ottenuto due appalti da 5,2 milioni (4 milioni per una scuola a Barletta, 1,2 per il restauro del teatro Kursaal di Bari). Nuzzo, proprietario della Pulisan, tra 2019 e 2023 ha ricevuto appalti per 30 milioni di euro dalla Regione. Durante le indagini la telecamera installata nell’ufficio di Lerario lo ha registrato mentre sembra promettere soldi in cambio dell’aggiudicazione di un appalto da 15 milioni poi annullato in autotutela dopo l’arresto del dirigente ((Lerario: «Senti ma noi avevamo detto questo più o meno?», Nuzzo: «Più o meno... Le promesse si mantengono, io vengo da una scuola... mio padre era di una... a lui bastava una stretta di mano»)

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