Il verdetto

Bari, minacciò sui social la giudice che stava processando l'anziana madre: inflitti sette mesi in appello

isabella maselli

«Madre ferita sarai vendicata» è una delle frasi intimidatorie scritte su Facebook. Condanna ridotta rispetto ai 27 mesi del primo grado

BARI - Sette mesi di reclusione, il minimo della pena, per le minacce alla giudice che stava processando la sua anziana madre. È la condanna, con pena sospesa, inflitta in appello al 45enne barese Giuseppe Marzulli, ridotta rispetto ai 2 anni e 3 mesi del primo grado.

La vicenda, per la quale la giudice Angelica Passarella è finita anche sotto scorta e il 45enne sottoposto al divieto di avvicinamento, è iniziata a Bari a settembre 2022, in occasione del processo a carico della mamma di Marzulli, la 76enne Angela Pinto, che era stata arrestata per stalking condominiale (poi condannata a 3 anni di reclusione in primo grado, ridotta a 2 anni in appello). Dopo l’arresto della mamma e in occasione delle udienze del processo che si celebrava proprio dinanzi alla giudice Passarella, Marzulli avrebbe iniziato a manifestare il suo disappunto, dalla organizzazione di sit-in di protesta davanti al Tribunale di via Dioguardi alla pubblicazione di messaggi ritenuti minacciosi sui social.

In particolare, il 4 dicembre 2022 compariva sul profilo Facebook di Marzulli un poesia con frasi come «madre ferita sarai vendicata, di questo Stato faremo una pira. Col fuoco la miccia e se occorre il tritolo e quegli sbirri che ti hanno rapito sapranno per certo cosa è la paura. Stato infame. Stato assassino». Dopo qualche tempo compariva anche un link che rimandava ad un video, dove si vedeva Marzulli con un manichino in divisa a testa in giù, che canta insieme a un altro soggetto non identificato che suona, recitando la stessa poesia. Ancora, il 13 gennaio 2023 veniva pubblicato sul profilo Facebook dell’imputato un post che invocava una mobilitazione per la libertà di Lina Pinto, «con espliciti accostamenti di questa vicenda - si legge nella sentenza - a quella di Alfredo Cospito» e «pertanto venivano invitati gli aderenti alle associazioni di matrice anarchica a manifestare davanti al Tribunale di Bari» il successivo 16 gennaio, in occasione dell’udienza. In effetti quel giorno veniva organizzata una manifestazione di solidarietà alla quale parteciparono insieme a Marzulli alcuni attivisti che con bandiere con lo stemma anarchico inneggiavano a «Lina Libera» e «Cospito Libero». La notte successiva su alcuni muri della città comparvero scritte (di autore ignoto): «Giudice Passarella assassina. Il giudice Passarella sia ammazzando una donna di 76 anni. Passarella boia», «frutto - secondo l’accusa - della campagna minatoria» di Marzulli nei confronti della giudice. Nel processo d’appello l’imputato è stato difeso dall’avvocato Francesco Calabro. 

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