IL CASO

In Consiglio dei ministri la decisione sullo scioglimento del Comune di Bari. Ma c’è l’ipotesi rinvio

massimiliano scagliarini

Terminata pochi minuti fa la riunione di Palazzo Chigi. Il termine per il procedimento nato dall’inchiesta Codice Interno scade oggi 7 febbraio

BARI - Il termine per la conclusione del procedimento ispettivo che riguarda il Comune di Bari scade oggi. E sempre oggi, alle 11, è convocata la seduta del Consiglio dei ministri. In assenza di qualunque tipo di conferma (dalle fonti del Viminale trapela soltanto che l’istruttoria è stata completata da qualche giorno), la coincidenza temporale fa ritenere probabile che stamattina Palazzo Chigi possa sciogliere il nodo relativo al possibile scioglimento per infiltrazione mafiosa dell’amministrazione comunale del capoluogo.

I termini previsti dal Testo unico degli enti locali sono perentori, non è dunque possibile andare oltre. Di norma il ministero dell’Interno ha sempre comunicato preventivamente ai sindaci interessati (tramite le Prefetture) l’archiviazione del procedimento ispettivo. Ma il caso Bari è «fuori norma» sotto molti aspetti. E comunque - si fa notare - stamattina il Consiglio dei ministri potrebbe sempre incardinare la discussione e rinviarla a una seduta successiva.

L’accesso ispettivo al Comune di Bari è stato disposto a marzo sulla base delle risultanze dell’indagine Codice Interno, quella sui rapporti tra mafia e politica, e in particolare a seguito del commissariamento dell’azienda dei trasporti Amtab deciso dal Tribunale di Prevenzione. La relazione, depositata nelle mani del prefetto Russo, è stata discussa con il Comitato per l’ordine e la sicurezza (allargato al procuratore distrettuale Roberto Rossi) per il parere previsto dalla norma rispetto alla proposta che il prefetto ha avanzato al Viminale. Di qui in poi la decisione (tutta politica) è in mano al ministro Matteo Piantedosi.

Lo scioglimento viene ritenuto molto improbabile, perché - a quanto sembra - le risultanze dell’accesso ispettivo non hanno riscontrato l’esistenza di situazioni tali da dimostrare una compromissione degli amministratori: ciò che emerso si limita a contatti tra candidati ed esponenti della criminalità organizzata, peraltro già evidenziati negli atti di Codice Interno. Ci sarebbero però alcune questioni riguardanti la macchina amministrativa che potrebbero giustificare l’adozione di provvedimenti nei confronti dei dirigenti: molte delle audizioni effettuate in Prefettura (sono stati sentiti l’ex sindaco Antonio Decaro, il successore Vito Leccese, il direttore generale Davide Pellegrino e un’altra trentina di persone) hanno insistito sulla Polizia Municipale e su favori che sarebbero stati fatti a presunti mafiosi. Altro capitolo, le società partecipate, che potrebbero finire sotto tutela: ma trattandosi di un adempimento connesso al Codice antimafia, non rientra nel termine del procedimento di scioglimento e può essere quindi adottato anche tra sei mesi. Oppure mai. 

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