il processo
Popolare Bari, la banca resta nel processo come responsabile civile: gli azionisti sperano nei risarcimenti
In aula lungo applauso dei risparmiatori dopo la decisione del giudice. La Procura chiede rinvio a giudizio degli imputati
BARI - L’ex Banca Popolare di Bari (oggi Banca del Mezzogiorno) resta come responsabile civile nel processo contro gli ex vertici. Il gup Giuseppe De Salvatore dinanzi al quale si sta celebrando l’udienza preliminare nei confronti di otto imputati, tra i quali l’ex presidente Marco Jacobini e il figlio Gianluca, ex vice direttore generale, ha rigettato la richiesta dell’istituto di credito – costituito anche parte civile – di essere estromesso. Alla lettura dell’ordinanza in aula le parti civili, diverse delle oltre 500 costituite, prevalentemente azionisti e risparmiatori che si ritengono vittime del raggiro degli ex amministratori della banca, hanno espresso la propria soddisfazione con un lungo applauso al giudice.
Nel motivare la decisione, il giudice ha spiegato che non aver partecipato agli accertamenti tecnici in fase di indagini, in particolare alla duplicazione del contenuto dei computer e dei telefoni sequestrati nel gennaio 2020 ad alcuni degli odierni imputati, non costituisce violazione del diritto di difesa come eccepito dalla banca. Secondo il gup, cioè, la copia forense dei dispositivi non costituisce un atto irripetibile. Alla estromissione si erano opposti tutti: Procura, difensori degli imputati e parti civili.
A seguire la Procura ha discusso l’udienza preliminare, insistendo per il rinvio a giudizio di sette degli otto imputati: oltre a Marco e Gianluca Jacobini, rischiano il processo l’ex dg Vincenzo De Bustis Figarola, l’ex ad Giorgio Papa e gli ex dirigenti Elia Circelli, Gregorio Monachino e Nicola Loperfido. La Procura ha chiesto invece il proscioglimento per l’ex presidente del collegio sindacale Roberto Pirola. L’udienza prosegue con le discussioni delle parti civili (oltre agli azionisti sono costituiti associazioni, Comune di Bari, Bankitalia e lo stesso istituto di credito BdM) e nelle prossime date già fissate dell’11 e del 18 febbraio toccherà alle difese degli imputati.
In questo processo, considerato quello madre sulla Banca Popolare di Bari, il terzo sulla gestione Jacobini prima del commissariamento di dicembre 2019, gli ex amministratori e dirigenti sono accusati di aver manipolato il mercato e tratto in inganno i clienti vendendo azioni della banca ma nascondendo loro la reale situazione in cui versava: 715 milioni di euro di crediti marci. Le accuse, a vario titolo, sono di false comunicazioni sociali, ostacolo alla vigilanza, estorsione, maltrattamenti e lesioni all’ex dirigente Luca Sabetta (assunto come capo dei rischi e poi demansionato, anche lui nell’elenco delle parti civili) e aggiotaggio.