Il processo
Ospedale pediatrico di Bari, ex primario a giudizio per stalking e calunnia
L’anestesista Leonardo Milella è accusato anche di interruzione di pubblico servizio
BARI - Stalking, calunnia e interruzione di pubblico servizio. I veleni e le polemiche che negli ultimi anni hanno travolto l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari arrivano a processo, con l’ex direttore della terapia intensiva della cardiochirurgia pediatrica Leonardo Milella finito alla sbarra. A chiedergli i danni, costituiti parti civili, il primario del reparto Gabriele Scalzo e il Policlinico, azienda di cui fa parte il Giovanni XXIII.
Il gup Giuseppe Montemurro ha rinviato a giudizio Milella per tutti i reati contestati, fissando come prima udienza del processo il 3 dicembre 2025. L’indagine, coordinata dalla pm Savina Toscani, ha accertato che l’imputato, dal 2018, avrebbe «posto in essere condotte vessatorie e moleste» nei confronti del personale in servizio nel reparto di cardiochirurgia «minacciando e utilizzando toni intimidatori» nei confronti anche dei medici. Primo fra tutti il primario Gabriele Scalzo. In più occasioni lo avrebbe aggredito «impedendogli di fare accesso» alla terapia intensiva «e quindi di seguire il decorso post operatorio dei piccoli pazienti operati».
«Tu non sei nessuno. Questa è casa mia, è la mia terapia intensiva» sono solo alcune delle frasi che Milella avrebbe detto a Scalzo. Lo avrebbe anche diffamato, «riferendo falsamente ai genitori dei pazienti, il cui decorso aveva avuto esito infausto, che le cause del decesso fossero conseguenza della incapacità» del cardiochirurgo. All’anestesista, che si dice «sereno nell’affrontare il processo» e «sicuro che dimostrerà la propria estraneità ai fatti», la Procura contesta anche di aver calunniato Scalzo, «accusandolo di gravi fatti di reato» prima con una diffida inviata alla direzione generale del Policlinico e poi con un ricorso al Tar. Condotte, hanno accertato gli inquirenti, «risultate inesistenti». Le indagini nate da quelle false accuse e dalle conseguenti denunce dei familiari delle vittime, hanno infatti «escluso qualsiasi forma di responsabilità colposa del professor Scalzo»...