L'incontro
«La storia di mia sorella Elisa monito per tanti giovani», Gildo Claps ospite dell'Università a Bari
«Non è più solo un racconto. È diventato qualcosa di più. Soprattutto negli ultimi anni e gli incontri come questo lo testimoniano»
BARI - Ci sono studenti e studentesse, professori universitari ed esperti di diritto e criminologia. La sala XII del primo piano del dipartimento di Giurisprudenza è gremita. In cattedra accanto al rettore Stefano Bronzini, c’è Gildo Claps, fratello di Elisa. La studentessa potentina di 16 anni, scomparsa nel 1993 e ritrovata dopo diciassette anni nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità della città lucana. Le indagini successive confermarono che la morte della giovane avvenne lo stesso giorno della sua scomparsa e identificarono l’assassino in Danilo Restivo, ventunenne all’epoca dell’omicidio.
Nel periodo in cui la sorte di Elisa Claps era ancora sconosciuta, Restivo era sospettato anche dell’assassinio d’una vicina di casa, Heather Barnett, compiuto nel 2002 nel Regno Unito per il quale è stato successivamente condannato.
Una storia che ebbe un forte impatto mediatico. Forse una delle prime che raccontava la tragedia di una donna uccisa da uno stalker. Termine che allora non aveva un significato ma che nel corso di questi anni ha aiutato a definire un reato che ha un nome: «femminicidio».
«La storia di mia sorella – spiega Claps - non è più solo un racconto. È diventato qualcosa di più. Soprattutto negli ultimi anni e gli incontri come quello di oggi lo testimoniano. Non è mai facile, ma è necessario raccontare quanto le è accaduto nelle scuole e nelle università: parlare ai ragazzi non è mai tempo perso. Ho notato che c’è un estremo bisogno in questo momento di avere non solo riferimenti positivi ma soprattutto di discutere di temi come questi».
Un messaggio dunque chiaro rivolto agli studenti e alle studentesse: «Le storie come quella di Elisa e tante ne ho conosciute, come fondatore dell’associazione Penelope, ci insegnano che bisogna mettere in campo tutte le forze a disposizione per evitare che si ripetano. Ho recentemente sentito anche Gino Cecchettin (il papà di Giulia, ndr) che si sta spendendo in una maniera incredibile. Mi ha inviato un messaggio bellissimo in cui mi scriveva che vale sempre la pena fare quel poco che riusciamo se può servire a salvare anche una sola vita».
L’incontro - organizzato dall’associazione studentesca UniVerso - rientra in un percorso di eventi contro la violenza di genere. «In questi anni – spiegano i coordinatori Stefania Cozzoli e Michele Raguso – attraverso convegni e anche attraverso cineforum tematici stiamo cercando di porre la massima attenzione sul tema della violenza. La partecipazione all’evento di oggi dimostra quanto sia un tema sentito da tutti. L’incontro è anche un’occasione per evidenziare il ruolo della memoria nella costruzione di una cultura più sensibile e consapevole, in cui ogni individuo possa sentirsi protetto da abusi e soprusi. Il caso di Elisa Claps, purtroppo simbolo di una realtà ancora troppo diffusa, ci impone di riflettere su come sia possibile, attraverso l’educazione, l’informazione e l’azione collettiva, costruire un futuro senza violenza, dove il rispetto e la dignità siano riconosciuti come diritti inalienabili».