l'inchiesta

Bari, l'appalto truccato dell'ospedale Covid: Lerario e gli imprenditori rischiano il processo

massimiliano scagliarini

Udienza preliminare a marzo per l'ex capo della Protezione civile e l'ex funzionario Mercurio. La Procura chiede due archiviazioni

BARI - L’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario e l’ex funzionario Antonio Mercurio avrebbero truccato l’appalto per l’ospedale Covid della Fiera del Levante, falsificando gli atti che permisero di farne lievitare il costo da 9,5 a oltre 21 milioni. È questa l’accusa per la quale la Procura di Bari ne ha chiesto il rinvio a giudizio insieme ad altre 6 persone nell’ambito del fascicolo sui lavori collegati all’emergenza covid. Rispondono a vario titolo di turbativa, abuso d’ufficio, peculato e corruzione.

L’udienza preliminare è fissata per il 12 marzo davanti al gup Nicola Bonante. La novità, rispetto all’avviso di conclusione delle indagini che il procuratore Roberto Rossi aveva firmato a luglio, è lo stralcio delle accuse al medico Felice Spaccavento e all’imprenditore Andrea Barili (difeso dall’avvocato Nicola Quaranta). Entrambi hanno chiesto di essere interrogati e hanno chiarito il proprio ruolo: Spaccavento era accusato di concorso in falso e turbativa d’asta aggravati in quanto componente (con Lerario e Mercurio) del seggio di gara che ha aggiudicato l’appalto dell’ospedale alla Cobar di Altamura (rimasta fuori dalle indagini). Barili era invece accusato di aver concorso con i due tecnici a truccare l’affidamento della fornitura delle cucine della nuova sede del Consiglio regionale, andata all’altro imprenditore barese Sigismondo Zema: Barili (che sarebbe stato invitato a presentare offerta su indicazione di Zema) ha spiegato di non aver mai partecipato a gare pubbliche, e di non aver nemmeno capito il senso della telefonata in cui Zema gli chiedeva di non partecipare.

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